Donne in carriera : Barbara Bonansea
di Ungeborg Wedel

Ho avuto il piacere di vederla in televisione, su Rai 1, in occasione di una sua intervista. Ho cercato quindi di contattarla per conoscere più da vicino il Capitano della squadra femminile del Brescia calcio, visto che questo sport appassiona tanto sia uomini, e quanto pare, anche donne in tutto il mondo!
È certamente un percorso difficile, che solo la passione per questa disciplina può indurre ad intraprendere, visto che le calciatrici non possono contare sugli incentivi che derivano dagli ingaggi astronomici riservate solamente ai calciatori di sesso maschile!
Personalmente mi auguro che la passione possa sostenere queste coraggiose atlete fino ad arrivare ad ottenere il riconoscimento professionale che le equipari ai loro colleghi maschi.
Lascio ora a Barbara il compito di “raccontarsi” e di rispondere poi, alle nostre domande.
Ho 26 anni (li ha compiuti lo scorso 13 giugno – ndr) nata a Pinerolo in provincia di Torino. Ho un fratello, Giorgio, di tre anni più vecchio di me. Ho iniziato a giocare a calcio all'età di 6 anni, perché nei pomeriggi a casa giocavo sempre con mio papà è mio fratello in cortile fino a che mio papà ha deciso di portarmi nella squadra maschile del mio paese (Bricherasio). Sono diplomata al liceo scientifico tecnologico e studio economia all'università di Torino, mi mancano pochi esami per laurearmi. Ho vinto due scudetti con la squadra Primavera (giovanile) del Torino femminile e poi mi sono trasferita al Brescia calcio femminile con cui ho vinto 2 scudetti, 2 Coppa Italia, 3 Supercoppe italiane. La mia ambizione è quella di riuscire a vincere la Champions League e il campionato europeo con l'Italia.
Sono fidanzata con Daniele e se penso al futuro vedo sicuramente dei figli nella mia vita anche se le tutele nel mondo dello sport femminile, sotto questo punto di vista, non sono adeguate
”.
Ed ora spazio alle nostre consuete domande.

Cosa significa essere donna in un settore sportivo che ha una tradizione sostanzialmente maschile?

Parlando del mio caso specifico, rilevo che la differenza più grande è che l'uomo calciatore è professionista, la donna no. Stiamo lottando per far sì che ci vengano riconosciuti uguali diritti anche se la burocrazia italiana è molto complicata e presenta degli iter non indifferenti.

È dura venir apprezzata per i propri meriti?

Non possiamo sottovalutare che noi donne calciatrici siamo molto meno conosciute degli uomini che giocano a calcio e, questo mondo, soprattutto qui in Italia vige ancora una mentalità maschilista, secondo al quale le donne non sono in grado o non possono giocare a calcio. Sicuramente essere apprezzate non è semplice anche se devo dire che nel caso della mia squadra abbiamo un buon seguito di tifosi. Personalmente cerco di farmi conoscere attraverso i social ormai strumento comune di diffusione e comunicazione.

Come si manifesta questa diffidenza nei confronti delle donne calciatrici?
Con il pregiudizio. Mi è capitato parecchie volte di parlare con appassionati di calcio femminile , e tutti mi raccontano la stessa storia: "Ero diffidente e pensavo che voi donne non foste in grado di giocare, ma da quando sono venuto a vedervi il mio pensiero è totalmente cambiato e ora vi seguo sempre." Il nostro calcio appassiona perché è caratterizzato da lealtà è pura passione.

Vi sono ostacoli particolari che vi penalizzano?

Gli ostacoli principali sono la discriminazione e le soprattutto le poche strutture per poter praticare questo sport nel migliore dei modi. Qui in Italia ci sono poche strutture e squadre che ti permettano di giocare fin da quando sei bambina con altre femmine. Questa situazione sta lentamente cambiando anche se la strada da fare è ancora molto lunga.

Quali sono gli svantaggi nell’essere una donna calciatrice?

Quelli che derivano dalle cose che ho detto: il pregiudizio e la scarsa conoscenza di questo particolare ambito sportivo, a cui si sommano le poche tutele di cui godiamo, la non adeguata preparazione delle persone che fanno parte di questo mondo (ovviamente parlo in generale, ma non generalizzo) e la scarsità delle strutture.

Vantaggi ce ne sono?

I vantaggi sono principalmente personali, perché sono convinta che fare sport ti consenta di crescere con sani principi e ti porti a conoscere persone che diventeranno tue amiche. Penso che il bello del nostro sport sia questo.

Si è soliti affermare che l’intuito femminile sia più sviluppato di quello maschile. Concordi?
Penso che la donna sia, nelle cose che fa, più caparbia e seria dell’uomo (per quello che riguarda il mio campo) ed è anche molto più ricettiva e attenta quando le vengono insegnati nuovi schemi nuove situazioni di gioco. Grazie a questa sua attenzione penso anche che intuitivamente sia più rapida a percepire certe situazioni e adattarsi.

Quanto conta nel suo ambito sportivo l’arte della seduzione?
Nel mondo del calcio l'arte della seduzione sia utile solamente per farsi conoscere al di fuori del campo. Ma non è un’arma che possa portarti vantaggio mentre giochi.

Qual è la soddisfazione maggiore?

Personalmente, calcisticamente parlando, come ho già detto, sarebbe quella di vincere la Champions League o il campionato europeo. Inoltre, sarebbe una grande soddisfazione per tutto il calcio italiano arrivare ad essere considerate delle sportive professioniste.

A che cosa ha dovuto rinunciare per affermarsi?
Per essere una calciatrice bisogna sicuramente fare dei sacrifici, però per la passione che mi contraddistingue non riesco a parlare di rinunce. Io non rinuncio quasi a nulla. Nel senso che sono felice come sono. La calciatrice fa sicuramente fatica a trovare un lavoro, perché ci si allena tutti i giorni e per giocare le partite a volte si sta via anche 2 giorni; se fossimo professioniste non esisterebbe il problema di cercarmi un lavoro, perché saremmo tutelate sotto questo punto di vista; ma così come siamo adesso molte mie amiche hanno dovuto smettere di giocare a calcio per lavorare. Essendo dilettanti abbiamo dei contratti di rimborso spese fisso, ma non tutte le società sono in grado di dare un compenso alle proprie giocatrici. Il vestiario non è sponsorizzato, solamente alcune calciatrici hanno lo sponsor e solamente adesso la Nike sta iniziando a sponsorizzare le calciatrici italiane.

Quali hobby riesce a coltivare?
Penso che una sportiva che sappia organizzarsi possa coltivare qualsiasi hobby. Nel mio caso penso che la cosa più difficile sia viaggiare, perché lo si può fare solamente nel mese di pausa estiva. Per gli altri hobby non c'è nessuna complicazione anche se, in attesa di un’evoluzione, il mio hobby preferito rimane il giocare a calcio e quindi sono fortunata.


Buono a sapersi

Nella serie A Italiana giocano 12 squadre; la serie B divisa in 4 gironi ciascuna di 12 squadre; la serie C e D hanno carattere regionale.
Queste le squadre che hanno disputato il campionato di Serie A 2016/17:
Firenze womens (che hanno vinto il campionato)
ACF Brescia femminile (seconda classificata)
Agsm Verona
Mozzanica (Bergamo)
Res Roma (Roma)
Tavagnacco (Udine)
San Zaccaria (Ravenna )
Chieti
Jesina (Jesi)*
San Bernardo Luserna (Torino)*
Como
Cuneo

*Retrocesse in serie B