di Ingeborg Wedel
Foto: @Andrea Schiavina


"Dietro i ragazzi ci devono essere i genitori, perché se il genitore molla anche il figlio molla"
Le parole di mamma Maria Luisa acquistano una luce particolare quando ci si ricorda che la figlia in questione si chiama Arianna Fontana.
Una ragazza che ha scelto una disciplina olimpica come lo Short Track per esprimere tutto il suo talento. Che a giorni cercherà di esprimere ai massimi livelli nelle gare delle Olimpiadi invernali di Pyeongchang, nella Corea del Sud.
Arianna nasce (1990) e cresce a Berbenno di Valtellina (SO), iniziando a pattinare all’età di 4 anni sulle orme del fratello Alessandro presso la società sportiva Lanzada Ghiaccio.
Papà Renato e mamma Maria Luisa osservano l’amore e la passione che Arianna ha nei confronti di questo sport così poco considerato in Italia, accompagnandola costantemente agli allenamenti, che dalla Valmalenco si spostano qualche anno dopo a Bormio.
Tanti sacrifici, che iniziano a essere ripagati nel 2006, quando Arianna si affaccia sul palcoscenico internazionale, con l’argento ai campionati Europei di Krynica Zdroj e la medaglia di bronzo conquistata alle Olimpiadi di Torino con le compagne di staffetta Marta Capurso, Mara e Katia Zini, Cecilia Maffei.
All’età di 15 anni e 314 giorni, Arianna diventa l’atleta italiana più giovane a vincere una medaglia ai Giochi Olimpici Invernali: poche settimane dopo riceve dell'allora Presidente della Repubblica Ciampi il titolo di Cavaliere della Repubblica.
È la prima grande svolta della carriera di Arianna, che nel corso dei quattro anni successivi si afferma come elemento di punta della nazionale italiana di Short Track, con dei numeri impressionanti: 24 medaglie tra Coppa del Mondo, Mondiali ed Europei, impreziosite dalla conquista della corona europea nel 2008 e nel 2009.
Alle Olimpiadi di Vancouver del 2010, Arianna bissa la medaglia di bronzo conquistata quattro anni prima, questa volta sulla sua distanza prediletta, i 500 metri: a nemmeno 20 anni conferma la sua straordinaria capacità nel centrare il risultato nell’appuntamento che conta. Sempre più protagonista in nazionale, la portacolori delle Fiamme Gialle diventa la prima italiana, nel 2012, a vincere la Coppa del Mondo di Short Track sulla distanza dei 500 m. Per tutto il triennio 2011-2013 Arianna mantiene il titolo di campionessa europea e chiude per due volte al terzo posto i Campionati Mondiali, segno di buon auspicio in vista delle Olimpiadi di Sochi del 2014.
Ed è proprio in Russia che arriva la definitiva consacrazione per Arianna, che firma 3 delle 8 medaglie complessive della spedizione azzurra: argento sui 500 metri, bronzo sui 1500 metri e nella staffetta insieme alle compagne Lucia Peretti, Martina Valcepina ed Elena Viviani.
Da Torino a Sochi, Arianna si dimostra fuoriclasse indiscussa, l’anello di congiunzione di due generazioni di pattinatrici capaci di affermarsi ai vertici mondiali.
Con all’orizzonte, ormai vicinissimo, il prossimo obiettivo della sua carriera: Pyeongchang 2018.
Ma prima della Corea è riuscita a togliersi altre soddisfazioni nelle tappe di Coppa del Mondo e si prepara ad affrontare gli Europei di Dresda.
Le lasciamo la parola.
Ho successo, anche perché i miei genitori sono stati i miei primi fan, hanno aiutato me e mio fratello più grande a coltivare la passione per questo sport e senza di loro non avrei potuto realizzare i miei sogni sportivi. Qual è la « molla » che ha fatto scattare in lei la carriera sportiva? Sono sempre stata molto determinata fin da piccola, ero sempre tra le più veloci in pista e volevo essere la migliore. Quando la nazionale ha cominciato a convocarmi per alcuni raduni per allenarmi con loro ho capito che potevo davvero fare della mia passione la mia carriera.
Le prime gare vere e proprie penso di averle fatte a 6 anni. È quell'età in cui entri nelle categorie ufficiali. Prima facevo la garetta a fine giornata con tutti gli altri bambini troppo piccoli per competere. Ho trovato anche il tempo per studiare. Almeno quel tanto che serviva per portare a termine le superiori. Avrei voluto anche iscrivermi all'Università ma con i miei impegni sportivi non avrei potuto fare entrambi nel migliore dei modi. Nonostante si possa dire che ho vinto molto
(6 titoli europei, diverse medaglie in coppa del mondo e mondiali e 5 medaglie olimpiche,non sono poca cosa – ndr), cerco sempre di migliorarmi anno per anno, per questa stagione vale lo stesso.
Sono sposata con Anthony Lobello (
ex pattinatore di successo americano - ndr) e nei nostri progetti c’è anche il desiderio di avere dei figli. Io ed Anthony pensiamo spesso a come saremo una volta genitori, ci guardiamo e scoppiamo a ridere perché non ne abbiamo la più pallida idea. Sicuramente sarà una grande avventura”.
A corredo di questa presentazione, anche ad Arianna abbiamo posto le nostre consuete domande. Eccole di seguito con le sue risposte.

Nel suo ambito sportivo ha un significato particolare essere donna?
Sinceramente non mi sono mai posta la questione: sono certa di valere tanto quanto un uomo, e sono anche più forte di alcuni di loro nel mio sport, di certo non mi faccio intimidire.

Quanto tempo le è servito per farsi apprezzare come atleta?
Io lascio sempre che siano i miei risultati a parlare. Quello che spero e che vorrei è che i più giovani possano prendermi come esempio: vedendo come grazie alla mia passione per lo sport io mi senta realizzata, loro riescano a coltivare la loro passione, qualsiasi essa sia.

Nessun difficoltà rispetto ai colleghi maschi?
Forse, solo il fatto, ma più che una difficoltà è un fastidio, che nelle interviste televisive, agli uomini fanno domande più interessanti, dove si possono esprimere e interagire di più col pubblico che ci guarda. A noi donne chiedono che tipo di nail art mostreremo alla prossima competizione, il tipo di taglio di capelli che avremmo per quell'evento o come ci vedremo da mamme finita la carriera sportiva.

Che ostacoli ha dovuto superare per raggiungere i livelli di eccellenza ai quali é arrivata?
Nel mio sport bisogna essere un po maschiaccio, essere dure ed aggressive in pista, e di certo io non me la faccio venire a dire. Affronto ogni difficoltà determinata perché ho ben chiaro in mente la linea del traguardo, e niente mi può fermare.

Vantaggi rispettivamente vantaggi, in quanto donna ne ha avuti?
Non credo. Non ne sono consapevole. Io ho scelto la mia strada e ho tirato dritto. Ognuno di noi, uomo o donna, si crea la propria strada verso il proprio obiettivo. Sta a noi creare la giusta opportunità e situazione, e quando si sbaglia, trovare sempre qualcosa di positivo da utilizzare in futuro.

Fra le tante c’è una soddisfazione che ritiene unica?
Ho iniziato a pattinare a quattro anni, la mia famiglia mi ha sempre sostenuta ed aiutata a raggiungere i miei obiettivi ed a realizzare i miei sogni: vedere la felicità dipinta sui loro volti è la mia soddisfazione più grande.

Supponiamo abbia dovuto fare delle rinunce.
Nulla che non si possa superare o che debba rimpiangere. Nello sport ci sono tanti sacrifici che ogni atleta è pronto ad affrontare per raggiungere i propri obiettivi.

Tempo per coltivare qualche hobby o interesse lo trova?
Basta volerlo. Personalmente, per rilassarmi mi piace leggere e guardare film o tv show con mio marito, adoro farmi una bella cena con amici, un bel viaggio rilassante finita la stagione agonistica... Tutte cose che mi rendono felice.