Berna: Segreto bancario senza voto

Il comitato promotore ritira l’iniziativa popolare «per la protezione della sfera privata» È ormai «superflua» perché il Governo ha rinunciato a riformare il diritto penale fiscale

Gli svizzeri non voteranno sul mantenimento del segreto bancario per i contribuenti residenti: il comitato promotore dell’iniziativa popolare «Sì alla protezione della sfera privata» ha infatti ritirato la sua proposta di modifica costituzionale. Con la rinuncia definitiva alla revisione del diritto penale fiscale nell’ultima sessione delle Camere federali l’obiettivo principale è stato raggiunto e, secondo gli iniziativisti, una votazione popolare sarebbe superflua. Permane comunque l’intenzione di rimanere vigili e di continuare a lottare contro qualunque attacco al segreto bancario all’interno del Paese.
Lanciata anche nel momento in cui la Svizzera si apprestava a concludere accordi sullo scambio automatico di informazioni fiscali e dichiarata riuscita nel 2014 con 117 mila firme valide, l’iniziativa voleva integrare nella Costituzione federale anche un diritto fondamentale alla protezione della sfera privata finanziaria, definendo in modo esauriente i casi in cui era possibile derogare a tale diritto. In pratica chiedeva di limitare la possibilità per il fisco di ottenere informazioni sui contribuenti da parte di banche, datori di lavoro e assicurazioni. Si trattava di una reazione a un progetto dell’ex consigliera federale Eveline Widmer-Schlumpf per inasprire il diritto penale fiscale: l’allora ministra delle finanze voleva permettere alle autorità tributarie dei Cantoni di esigere dalle banche informazioni anche in caso di sottrazione fiscale e non soltanto di frode. In consultazione 21 Cantoni avevano sostenuto la proposta, ma negli ambienti politici borghesi quest’ultima era stata molto criticata.
Fra i promotori dell’iniziativa figuravano tra gli altri il consigliere nazionale Thomas Matter (UDC/ZH), la presidente del PLR Petra Gössi (SZ), il presidente del PPD Gerhard Pfister (ZG), appoggiati da esponenti di PLR, UDC, PPD, Lega dei Ticinesi, dell’Unione svizzera arti e mestieri (USAM) e dell’associazione svizzero tedesca dei proprietari immobiliari (HEV). Nel 2015, l’Esecutivo aveva congelato il progetto, in attesa della possibile votazione popolare sull’iniziativa. Lo scorso dicembre tuttavia, entrambi i rami del Parlamento avevano approvato una mozione che chiedeva al Consiglio federale di rinunciare formalmente alla controversa revisione. Un passo volto proprio a far sì che l’iniziativa fosse ritirata. Questo accordo aveva anche permesso di trovare una via d’uscita alle perduranti divergenze fra le Camere. Stati e Nazionale infatti non erano riusciti a trovare un’intesa: il Nazionale aveva sostenuto sia l’iniziativa sia il controprogetto (che sancisce una protezione, non totale, della sfera privata), con l’invito a sostenere quest’ultimo nella domanda sussidiaria. Gli Stati, dal canto loro, avevano bocciato entrambi. Idem il Governo, secondo cui il fatto di sancire nella Costituzione federale la nozione di segreto bancario avrebbe finito per incoraggiare i contribuenti disonesti a non cambiare comportamento, a scapito della morale fiscale, con conseguenti minori entrate per Confederazione, Cantoni e Comuni.

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