di Vittoria Cesari Lusso
Poche settimane fa mi è capitato di osservare mio marito mentre montava le catene sulle ruote della nostra auto per poter affrontare una ripida discesa insidiosamente coperta di neve e ghiaccio. Malgrado si trattasse di un modello di catene reclamizzato come «easy», era ben evidente che il suo montaggio richiedeva una notevole forza muscolare oltreché un bel po’ di pratica in simili esercizi. Lo osservavo e tra me e me mi dicevo: i miei modesti bicipiti femminili non ce la farebbero mai! E così mi veniva da pensare all’eterna problematica delle differenze tra uomo e donna, in particolare sul piano della forza fisica, e alle sue varie implicazioni. In un’epoca come la nostra in cui predomina il «presentismo» (ossia la tendenza a concentrarsi unicamente su quel che succede oggi trascurando la dimensione storica dei fenomeni) e in cui l’«egualitarismo» assume talora connotazioni avventate (negando in modo assiomatico ogni differenza tra i sessi, anche sul piano fisico), tutto ciò mi sembra un elefante invisibile che vale la pena evocare.
Come si manifesta la differenza di forza fisica tra donne e uomini? Gli studi fanno riferimento a una pluralità di fattori. In primo luogo, la quantità di massa muscolare: la diversa forza è chiaramente correlata allo sviluppo di tale massa, che nell’uomo, favorito dall’intensa azione anabolizzante del testosterone, supera in media del 25% quella femminile. La differenza è soprattutto marcata a livello degli arti superiori, spalle e tronco. Il maschio umano risulta così avvantaggiato in tutte quelle attività che richiedono maggiore potenza e prestanza fisica.
Secondo fattore, la percentuale di massa corporea grassa: a partire dall’adolescenza, il grasso costituisce mediamente nell’uomo il 13-15% della massa corporea totale, nella donna ben il 22-25%, concentrato in particolare nel bacino, il che tende a penalizzare la biomeccanica della corsa femminile. In aggiunta, non va dimenticato che l’uomo pesa in media 12-15 kg più della donna. Ecc…ecc…
Ciò premesso, viene da domandarsi: in che modo nel corso dei secoli tale differenza di forza fisica ha influenzato il destino dei due sessi? Mi limito a un paio di modeste riflessioni, che sfiorano appena la vastità flagrante del tema.
Per secoli e secoli essere maschio ha voluto dire in primo luogo fornire forza fisica. Agli albori dell’umanità essa era indispensabile per nutrire e proteggere il proprio nucleo familiare. Man mano che le società si facevano più organizzate buona parte della popolazione maschile è stata immancabilmente arruolata come soldato. A partire dai 18-20 anni (e anche prima) il destino condannava intere generazioni di giovani a finire come carne da macello in uno degli innumerevoli campi di battaglia di cui è disseminata la storia dell’umanità. Parallelamente, la forza muscolare di schiavi, prigionieri o contadini è stata sfruttata per lavori pesanti, malsani ed estremamente faticosi. In larga parte l’immenso patrimonio ereditato dal passato è stato costruito grazie a milioni e milioni di braccia che hanno lavorato fino allo sfinimento.
Nel corso della storia quasi ovunque la predominanza e la valorizzazione della forza fisica sono andate di pari passo con l’affermarsi del potere socio-politico maschile, fuori e dentro casa. Per converso, l’inferiorità femminile in termini di mera forza muscolare si è fatalmente tradotta in una presunta inferiorità tout court.
Provocatoriamente ci si potrebbe chiedere cosa ha aiutato il “sesso debole” a sopravvivere nonostante la minore forza fisica? Mi viene da dire: la Cultura e l’Amore che – in certe circostanze - hanno saputo sublimare le doti femminili e arginare l’aggressività maschile. Pensiamo ad esempio alla cultura cavalleresca diffusa in Europa nel medioevo. Il cavaliere rappresentava l’esaltazione di nobili virtù, quali la forza, certo, ma anche la fedeltà, la gentilezza, la lealtà e la difesa della donna. Pensiamo altresì alla corrente poetica del Dolce Stilnovo, di cui Dante era una delle figure emblematiche. Nella poesia stilnovista l’amore per una donna esalta la nobiltà d’animo e agevola l’elevazione morale. Dal canto loro le donne hanno per secoli coltivato l’arte di imbrigliare la superiore vigoria fisica maschile facendo leva su specifici talenti e risorse muliebri sul piano dell’intelligenza comunicativa e relazionale, delle capacità di convincere, ammansire e sedurre.
Oggigiorno, l’emancipazione femminile ha fatto passi da gigante, non da ultimo perché la forza fisica è andata perdendo gran parte della sua rilevanza economica e sociale. Il potere dei vari maschi alfa odierni è ormai più legato al loro status e al loro patrimonio che ai loro muscoli. Ciò non toglie che di forti braccia maschili ce ne sia però ancora bisogno in ambito lavorativo (pensiamo ai vari tipi di cantieri), e anche in ambito privato, per esempio… quando si tratta di montare catene. In genere per questi lavori le donne non rivendicano «quote rosa».