Abbiamo avuto il piacere di intervistare Chiara e – come ogni nostra donna in carriera – anche lei ha molto da dire sulla sua brillante esperienza, rivelandoci alcuni particolari della sua vita privata, non priva di complicazioni, però felicemente risolte.
Prima di augurarle un forte «in bocca al lupo» per le Olimpiadi di Rio, lasciamo che sia lei ad introdurci nella sua vita di donna atleta, con la passione del tiro al piattello, moglie e madre super impegnata!

“Sono nata ad Udine ol 24 marzo 1978. Lì ho sempre vissuto, a parte i 4 anni di Università a Milano, dove mi sono laureata in Pubbliche Relazioni allo Iulm nel giugno del 2002. Ho un fratello, Nicola, più grande di me di 4 anni
Prima dei miei 14 anni ho praticato molti sport: nuoto, pattinaggio, tennis, pallavolo e mi piacevano particolarmente quelli individuali. Poi ho iniziato a gareggiare nei Centri di Avviamento allo Sport, ma ho avuto una famiglia che ha sempre messo lo studio davanti a tutti gli impegni sportivi.
Mio padre è un tiratore e grande appassionato di caccia. Quindi, mi ha trasmesso questa passione per il tiro a volo.
Dopo la laurea ho trovato un’occupazione. Erano trascorsi i primi 8 mesi di lavoro quando mi qualificai per le Olimpiadi di Atene 2004 e non potendo conciliare lavoro e sport ho concordato con la mia famiglia il mio rientro a Udine per concentrarmi solo sugli allenamenti. Quindi ad aprile 2004 mi sono licenziata per potermi preparare al meglio a quella che era la mia prima Olimpiade. A seguirmi nella mia città in quell’anno fu il mio fidanzato Filippo, che è diventato mio marito nell’ottobre del 2004.
Solo a partire dal 2004 ho potuto dedicarmi a 360° alla mia attività agonistica. Dopo le Olimpiadi di Atene e grazie all’entrata nel 2008 nel Gruppo Sportivo Forestale ho potuto fare della mia passione una vera e propria professione. A Pechino vinsi l’oro e a Londra feci la finale arrivando ad un solo piattello dal podio olimpico.
Dopo Londra, nel marzo 2013 sono rimasta incinta. Avendo avuto la fortuna di essere seguita in maniera minuziosa da una bravissima ginecologa, ho gareggiato fino al 5° mese di gravidanza vincendo un europeo e due prove di coppa del modo.
Nel gennaio 2014 siamo diventati genitori di un bellissimo bambino al quale abbiamo dato il nome di Edoardo che, al momento, è la medaglia più preziosa che abbia mai vinto!
Dopo due mesi dal parto avevo già ripreso gli allenamenti. Nell’aprile del 2014 sono rientrata in pedana vincendo una medaglia d’argento in prova di Coppa del modo e anche l’Europeo nello stesso anno.
Questa maternità mi ha dato una spinta in più e grazie al supporto della mia famiglia ho iniziato a sognare di poter partecipare alla mia quarta olimpiade. Così, con la medaglia d’argento ad Almaty nel 2015, mi sono qualificata per Rio 2016.
Sono molto determinata e i faccio tantissimi sacrifici per poter conciliare lavoro e famiglia. Sono pronta a dare il massimo, ci metterò tutte le mie forze e non mollerò mai fino alla fine. Punto a ottenere una medaglia. Di che colore? sogno la più preziosa!
Nel mio palmares sportivo manca solo il titolo mondiale ma dovrò attendere il 2017 per poter partecipar al prossimo mondiale”.

Dopo la presentazione ecco le risposte alle nostre consuete domande.


Cosa significa essere donna di successo in un ambito sportivo come il suo, genericamente associato ad un mondo maschile?
Diciamo che la differenza è che essendo mamma la parola all’ordine del giorno è: organizzazione.
Sia per gli allenamenti che quando parto per le gare cerco di programmare tutto al meglio per impegnare il meno possibile mio marito ed i nonni nella gestione del bambino.

Quanto tempo ha dovuto attendere per sentirsi apprezzata come atleta?
Devo dire che l’ambiente maschile che ci circonda, per lo meno parlo del team maschile di tiro a volo, ha sempre visto la squadra femminile molto forte e spesso ci confrontiamo anche sul piano delle prestazioni. Molte volte nei raduni facciamo delle piccole sfide miste e non sempre vincono gli uomini.

Quali sono le principali difficoltà che ha dovuto affrontare?
Forse alcune volte devi dimostrare di padroneggiare determinati aspetti tecnici in maniera più dettagliata degli uomini altrimenti risulti poco credibile

Ha mai percepito della diffidenza nei suoi confronti, per il fatto di essere donna?
Sinceramente non ho mai trovato nessun atleta diffidente nei miei confronti. Anzi più sei forte più cercano di capire come si fa a per “rompere” anche quel piattello in più che fa la differenza

Quali ostacoli ha dovuto superare?
Gli ostacoli, se così vogliamo definirli, possono essere quelli di non essere compresa quando, per esempio, si chiede di poter partire da un raduno un’ora prima dell’ora di pranzo per avviarsi verso casa e poter dare la buona notte al proprio figlio. Sono dei sentimenti che solamente una mamma che si è allontanata dal proprio bimbo da quando aveva 4 mesi può capire

Si è mai sentita svataggiata?
Non sempre i contratti di sponsorizzazione tutelano la donna in gravidanza che potrebbe interrompere l’attività agonistica fin da subito nel caso in cui la gravidanza non vada bene e quindi deve essere messa a riposo.

Vantaggi, in quanto donna,ne ha avuti?
Non vedo vantaggi rispetto agli uomini. Ci alleniamo allo stesso modo e non ci danno alcun vantaggio nelle gare e negli allenamenti. Il nostro è un sport dove la componente di impatto fisico non è molto presente, è più l’aspetto mentale a prevalere. Di fatto, uomini e donne: siamo messi tutti sullo stesso piano.

Si dice che l’Intuito femminile si superiore a quello maschile. Concorda?
Ma, non saprei se è così. Forse possiamo dire che le donne sono abituate a ragionare in maniera più approfondita e magari a arrivano a delle conclusioni differenti che assieme a quelle maschili possono aiutare a vedere un determinato problema o situazione sotto diversi punti di vista

Nel suo sport ha mai avuto l’impressione che conti anche la seduzione, magari allo sta inconscio?
Assolutamente no, perché per poter ottenere il posto in squadra o per partire per una gara devo allenarmi molto e rompere il maggior numero di piattelli possibili. Quindi gli alibi non servono, ma serve solo il duro lavoro e la grande determinazione per raggiungere gli obiettivi e realizzare i propri sogni

Qual è la soddisfazione maggiore per una sportiva professionista?
Sicuramente vincere una medaglia olimpica è il massimo che possiamo fare. Se poi è d’oro… non possiamo desiderare altro.

A cosa ha dovuto rinunciare per affermarsi?
Sicuramente da quando sono mamma mi sento in colpa verso la famiglia, perché sono costretta a partire anche per 15 giorni, lasciando tutto in mano al marito o ai nonni. Per fortuna mio figlio è sereno e all’asilo nido ha delle maestre eccezionali. Chiaramente il tempo libero che ho , dopo l’allenamento in campo e la preparazione fisica nel pomeriggio, lo dedico tutto alla mia famiglia.

Riesce a trovare il tempo anche per qualche hobby?

Adoro la musica, passione che ho trasmesso a mio figlio. Inoltre, vivendo nel Friuli appena possiamo partiamo anche per brevi week end in montagna.

di Ingeborg Wedel