Un’affermazione che Elisabetta ha pronunciato durante l’intervista è molto significativa: “fin da bambina mio padre nel periodo estivo, mi faceva lavorare per un mese, tutte le mattine, insieme alle operaie dicendomi: “se un giorno prenderai il mio posto devi conoscere la catena produttiva”.
Quindi il mio personale plauso va al genitore che, giustamente, fa suo il motto “la pratica vale più della matematica”. Infatti, una volta, l’apprendistato veniva anche pagato dalla famiglia, affinché il figlio ricevesse il miglior insegnamento e potesse quindi, diventare un ottimo operaio!
Sono certa che in cuor suo l’attuale Elisabetta sia molto grata al padre per averle fatto toccare con mano cosa significhi dare forma con il lavoro alle creazioni – tutte in cashmere – che risultano perfette, bellissime: capi in colori tenui o bianchi, pronti per essere indossati dai bimbi di tutto il mondo.
La produzione italiana Love in Kyo – lanciata da Elisabetta anche in Inghilterra – ha fatto sì che – ancora prima che nascesse il principino George il Duca e la Duchessa di Cambridge fossero già clienti della boutique londinese che vende le sue creazioni.
È seguito da parte di Elisabetta Gazzotti un regalo – molto gradito – sia per George che per Charlotte – e non sono mancati i ringraziamenti reali con grande gioia e soddisfazione della nostra intervistata.
Ma lasciamo che siano le parole di Elisabetta a farci conoscere la persona prima ancora che la dirigente affermata.
«Mi chiamo Elisabetta Gazzotti, nata a Treviso l’11 dicembre 1974. Sono sposata e mamma di due bimbi.
Diplomata all’istituto tecnico commerciale, scuola che mai ho amato, poiché andava contro quella che era la mia natura, creativa e umanistica.
Terminate le scuole superiori, ho proseguito gli studi seguendo corsi intensivi a Londra e alla Bocconi.
Sono, come si dice, “figlia d’arte“, in quanto la mia famiglia per 60 anni ha avuto un maglificio, dove ho imparato l’arte del mestiere.
Nel 1997 sono entrata in azienda, e subito ho affiancato le stiliste nella parte creativa, trovando piano piano spazio per la mia creatività. Negli anni ho poi affiancato i commerciali e, infine, mio padre in quello che è il cuore dell’azienda, occupandomi della parte finanziaria gestionale. Così ho imparato a conoscere l’intera filiera imprenditoriale.
Le difficoltà che ha avuto l’azienda di mio padre, che l’hanno indotto a chiudere, sono state probabilmente la scuola più importante: lì ho imparato a destreggiarmi, lì ho imparato a fare l’imprenditore.
L’uomo che ha creduto in me è mio marito, ingegnere chimico, dirigente in un’azienda multinazionale americana, è stato lui che mi ha detto non puoi far morire tutto quello che hai imparato e fatto in tutti questi anni, devi ripartire con la “tua” azienda.
Così sono ripartita da zero, riorganizzando la mia mia vita e la mia nuova azienda, la Maglieria Italiana srl, con la quale finalmente ho potuto mettermi pienamente in gioco ed esprimere la mia passione per questo mestiere. Vendiamo in tutto il mondo, siamo presenti nelle migliori boutique, e il nostro prodotto ha superato le prestigiose porte della casa reale inglese.
Oggi, ho due bimbi di 4 e 6 anni, Sono una donna realizzata e felice, mamma, moglie e imprenditrice. La vera difficoltà per una donna non è affrontare gli uomini, ma gestire un mondo fatto di lavoro, figli, casa e marito».
Ed ora la nostra solita serie di domande.
Ha faticato a farsi apprezzare come manager in un mondo di uomini?
L’unico uomo con cui ho avuto problemi nel farmi apprezzare è stato mio padre, il quale oggi si è ben ricreduto.
Quali difficoltà ha dovuto affrontare per affermarsi professionalmente?
Non ho incontrato difficoltà nel farmi riconoscere come manager dagli uomini, e consideri che il mio team manager è formato da uomini.
Come donna a capo di un’impresa ha percepito diffidenza nei suoi confronti?
Quando una donna sa destreggiarsi nelle varie fasi della vita, sapersi muovere anche in ambiti storicamente maschili non è difficile. Fondamentale è dimostrarsi una donna/persona capace, competente, seria e credibile.
Ritiene che dalla sua posizione l derivino degli svantaggi oppure dei vataggi?
Gli unici svantaggi che una donna ha rispetto ad un uomo è che fuori dall’ufficio abbiamo molti altri ruoli, ma questo porta il vantaggio che sappiamo destreggiarci meglio. Affrontare e risolvere problemi penso faccia parre del nostro DNA. Siamo in grado di fare più cose in una volta. Siamo furbe e argute, e sicuramente più intuitive.
Quanto conta nella sua esperienza professionale l’arte della seduzione? Anche allo stato inconscio.
L’arte della seduzione? Questo è bene tenerla da parte poiché può in realtà essere un’arma usata contro di noi. La serietà per una donna è fondamentale. Un po’ di seduzione inconscia è comunque innata.
Qual è la maggior soddisfazione per una donna manager?
La maggior soddisfazione per una donna dirigente è raggiungere gli obbiettivi, ma questo ritengo valga per tutti.
Che atteggiamento assume nei confronti delle dipendenti donne?
Forse è piu difficile per una donna dirigente relazionarsi con le femmine, poiché le donne tendono sempre a mettersi in competizione e sono spesso inclini all’invidia o alla gelosia.
A che cosa ha dovuto rinunciare per affermarsi come imprenditrice?
Dipende dalle priorità e dal momento. In ogni caso, rinuncio agli hobby, ma non alla famiglia.
Quali hobby riesce ancora a coltivare?
Nel mio caso nessuno, poiché vivo per la mia famiglia e il mio lavoro. Due volte la settimana mi ritaglio 40 minuti per un po’ di sport, ma il mio tempo libero è per i miei figli e mio marito. Certo le vacanze non ce le facciamo mancare!
Ingeborg Wedel