L’avevo contattata durate l’Expo, che si è svolta a Milano lo scorso anno. È così che l’imprenditrice Pina Amarelli, detta anche “La signora della liquirizia” mi ha messo a conoscenza di come nasce e si trasforma in liquerizia l’antica e umile radice che – ancora oggi – viene raccolta artigianalmente sulla costa jonica della Calabria.
L’Azienda calabrese Amarelli di Rossano produce la liquirizia dal 1971 e la trasforma anche in ingredienti per abbinamenti, sempre alla ricerca di qualche cosa di nuovo per rendere il prodotto appetibile a chi non gradisce la liquirizia allo stato puro.
Pina Amarelli rappresentava “l’eccellenza femminile dell’Expo per la Calabria”: ha infatti ottenuto la medaglia d’oro per la qualità del prodotto, proprio per il modo in cui l’Azienda ha saputo abbinare artigianalità e modernissima tecnologia.
Per questo motivo nella “sala del fare” aveva trovato posto anche la sua statuetta.
Introduciamo ora la nostra protagonista che nel 2015 è stata scelta a rappresentare la Calabria nel Padiglione Italia “La potenza del saper fare”, prima di lasciare spazio alle sue risposte alle nostre consuete domande.
Giuseppina (detta Pina) Amarelli Mengano, è nata a Napoli il 02/02/1945, coniugata con Francesco Amarelli, due figli. Nel 1967 si è laureata in Giurisprudenza presso l’Università di Napoli ‘Federico II’ con un rotondo 110 e lode e plauso della Commissione.
Negli anni fra il1969 e il 2005 ha svolto attività di docenza presso l’Istituto di Diritto Romano dell’Università Federico II di Napoli, dove nel 1970 aveva ottenuto l’abilitazione all’esercizio della professione di avvocato.
L’iscrizione nell’albo dei giornalisti pubblicisti avviene dell’anno 1969 (collaborazioni con Il Gambero Rosso, Il Corriere del Mezzogiorno supplemento de Il Corriere della Sera, La Repubblica - edizione Napoli e Sud e Il Quotidiano della Calabria).
Nell’azienda di famiglia, inizia a svolgere funzioni di strategia della comunicazione e di responsabile delle relazioni istituzionali e nel 2001 - insieme agli altri membri della famiglia, ha voluto fortemente l’inaugurazione del Museo della liquirizia ‘Giorgio Amarelli’ insignito nello stesso anno del ‘Premio Guggenheim Impresa & Cultura’, in quanto presenta al pubblico una singolare esperienza imprenditoriale, nonché la storia di un prodotto unico del territorio calabrese. In mostra ci sono preziosi cimeli di famiglia, macchine per la lavorazione della liquirizia, documenti d’archivio, libri, grafica d’epoca, utensili agricoli e una collezione di abiti antichi da donna, uomo e bambino a testimoniare l’origine familiare dell’azienda. Successivamente, ha assunto la funzione di Presidente responsabile del Museo.
Nel 1996 ha rappresentato l’Amarelli presso Les Hénokiens, associazione internazionale con sede a Parigi (che raccoglie le aziende familiari almeno bicentenarie di tutto il mondo), di cui è stata Presidente, prima ed unica donna, dal 2002 al 2006. Dal 2007 ne è Vice-Presidente internazionale.
Nel 2004 Poste italiane dedica al Museo della liquirizia ‘Giorgio Amarelli’ un francobollo emesso in 3.500.000 esemplari.
Nel 2006 è diventata Cavaliere del Lavoro per decreto del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per aver portato l’industria alimentare familiare al ruolo di leader mondiale nel settore della liquirizia. Prima ed unica donna insignita di questa onorificenza in Calabria. È componente del Consiglio Direttivo del Gruppo Mezzogiorno dei Cavalieri del Lavoro.
È stata insignita di numerosi premi e riconoscimenti di carattere economico e/o culturale, per essersi particolarmente distinta nell’imprenditoria ed aver portato il Made in Italy nel mondo, tra i quali il Premio Bellisario, il Premio Minerva, il Premio Unioncamere per la longevità e il successo, il Premio del Ministero delle Attività Produttive per l'Imprenditoria femminile, il Premio Firenze Donna, il Premio Grande Dame Veuve Clicquot, il Premio Leonardo Qualità Italia, il Premio 100 anni di Confindustria, il Premio Fenice dell'Università La Sapienza di Roma, il Premio Anima per i 150 anni dell’Unità d’Italia e Premio Boss Primigenius a Papasidero.
Le sono stati dedicati diversi volumi e pubblicazioni di letteratura socio-economica.
Ed ora passiamo all’intervista
Quanto le è servito per sentirsi accettata nel suo ruolo di donna manager in un mondo di uomini?
Quello necessario a farmi apprezzare perché avevo le competenze giuste, la consapevolezza della mia capacità e il coraggio che mi ha permesso di non aver paura di un mondo declinato al maschile.
Quali difficoltà ha dovuto affrontare?
Nessuna in particolare. Mi è bastato pensare di possedere le stesse doti, avendo il buon senso di non far pesare che talvolta noi donne siamo più complete sia per preparazione che per stile di condotta.
Quando ha percepito che la diffidenza nei suoi confronti era cessata?
Se si riesce ad affermare subito una leadership forte la diffidenza non nasce neppure in un mondo di uomini.
Quali ostacoli ha dovuto superare?
Spesso gli ostacoli sono quelli che ci poniamo da sole: il tetto di cristallo non esiste, è solo un'invenzione al femminile.
Si è mai sentita svantaggiata, professionalmente parlando, in quanto donna?
Non vedo svantaggi nell’essere una donna professionista: sempre che si sappia costruire un insieme armonico
Vantaggi ne ha?
Quelli che mi derivano dall'autorevolezza che irradia una donna realizzata e serena.
Si è soliti ritenere che le donne siano più intuitive degli uomini. È d’accordo?
Penso che ognuno, senza differenza di genere, abbia l'intelligenza e la fantasia per intuire in anticipo. Per essere imprenditori bisogna avere queste doti per guardare al futuro.
Quanto può contare per la donna in carriera l’arte della seduzione? Anche allo stato inconscio.
Eviterei di parlare della capacità di seduzione delle donne, che mi sembra evocare fantasmi di un passato davvero passato. Se per seduzione intendiamo capacità di attrazione, bisogna dire che non è una dote prettamente femminile; se si parla della sua forma più elevata, che non va confusa con la civetteria, la possiedono anche gli uomini ed è la giusta dose di appeal che agevola le relazioni.
Qual è la soddisfazione maggiore per una donna manager?
La soddisfazione maggiore sono i traguardi raggiunti nella realizzazione del se dei propri sogni
Che atteggiamento assume verso le dipendenti femminili?
Ottimo, c'è una naturale complicità, la consapevolezza di vivere le medesime esperienze non solo lavorative, ma anche familiari e si crea un clima di collaborazione fondato sull'autorevolezza e mai sull'autorità.
A che cosa ha dovuto rinunciare per affermarsi professionalmente?
Con la giusta ripartizione dei diversi impegni si può non rinunciare a niente, a costo di qualche sacrificio ampiamente ricompensato.
Una donna impegnata come lei, quale hobby riesce a coltivare?
Ho sempre mantenuto degli spazi personali per dedicarmi del tempo, per godere della natura, dell'arte, per qualche interessante viaggio, per gli affetti familiari, marito, due figli e tre splendide nipotine ovviamente "piccole donne "da far crescere con valori e ideali.
di Ingeborg Wedel