Secondo un rapporto appena pubblicato dalla Camera di Commercio di Milano, su dati Istat, l'agroalimentare italiano nel mondo nel 2015 (questi gli ultimi dati disponibili) valeva 36,7 miliardi di euro all'anno. A titolo di paragone si consideri che 19,9 sono i miliardi dell’export del settore degli autoveicoli.
Germania, Francia, Stati Uniti, Regno Unito e Svizzera intercettano la metà dell'export del settore, ma tutte le principali destinazioni sono in crescita. La Germania, la Francia e la Svizzera sono fra i primi acquirenti per quasi tutti i prodotti, mentre gli Stati Uniti importano soprattutto vini, acque minerali e olio, la Spagna pesce fresco, la Grecia e le Filippine alimenti per animali. In forte crescita Cina per latte, amidi, tè, caffè e vini, Arabia Saudita per frutti e prodotti da forno, Australia per pasta e piatti pronti, Turchia per cioccolato, Ungheria per carne lavorata e conservata, Polonia per pesce conservato, gelati e condimenti e Belgio per acque minerali.
Fra i prodotti “made in Italy” più esportati, i vini che raggiungono i 5,4 miliardi di euro, vengono poi pane, pasta e farinacei con 3,6 miliardi di euro ma anche frutta e ortaggi lavorati e conservati con 3,4 miliardi di euro. Gli aumenti più consistenti si registrano per acque minerali (+21,1%), alimenti per animali (+20%), prodotti non lavorati da colture non permanenti tra cui cereali, riso, ortaggi (+15,5%), tè e caffè (+11,2%).