EY: Le imprese estere puntano sulla Svizzera

Lo scorso anno in Svizzera i posti di lavoro creati da imprese estere hanno raggiunto il record di 3.400, malgrado le discussioni sull’abolizione dei regimi fiscali privilegiati. I progetti di investimenti stranieri invece sono calati rispetto al 2015 da 90 a 88. Nel suo ultimo studio sugli investimenti diretti in Europa EY evidenzia che nel solo settore ricerca e sviluppo gli impieghi sono aumentati di 2.000. Una cifra che sottolinea l’importanza dell’innovazione e della qualità della formazione in Svizzera.
Nel 2015 i nuovi posti di lavoro erano stati 1.391. Solo nel 1999 si era superata la soglia dei 3.000 impieghi, raggiungendo quota 3.320. L’aumento dello scorso anno è dovuto in gran parte ad alcune grosse aziende, per quest’anno le cifre dovrebbero essere inferiori.
Il numero di progetti di investimenti diretti in Europa lo scorso anno è aumentato del 16% a 5.873 e la crescita, negli ultimi tre anni, è sempre stata a due cifre. In Svizzera invece «già nel 2015 l’incremento era stato sensibilmente inferiore alla progressione registrata in Europa» e lo scorso anno è nuovamente lievemente sceso, precisa la società di consulenza. Il numero di progetti di investimenti su suolo elvetico ormai è inferiore alla metà rispetto al livello anteriore alla crisi finanziaria.
«Il franco forte ha da tempo ridotto gli investimenti stranieri», ha dichiarato Marcel Stalder, direttore generale (CEO) di EY Svizzera. Anche la riforma dell’imposizione delle imprese rimasta in sospeso crea un’incertezza poco propizia agli investimenti. Altre imprese, secondo Mark Hawkins, responsabile EY per la Svizzera romanda, sono state frenate dall’iniziativa Minder e quella contro l’immigrazione di massa, accettate in votazione popolare.
La Svizzera è al sesto posto per investimenti in Europa con 289 progetti. In totale sono stati creati oltre 7.100 posti di lavoro all’estero, di cui 1.280 in Polonia.
Secondo Hawkins, «buona parte dei progetti di investimento sono delocalizzazioni di servizi interni e soprattutto della produzione» causate dal franco forte. In prospettiva la digitalizzazione permetterà in futuro di risparmiare un gran numero di posti di lavoro, quindi le delocalizzazioni non saranno più redditizie. 

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