Paolo Conte non ha mai amato definirsi né raccontarsi o addirittura capirsi. Ripete sempre che uno dei privilegi dell'artista è quello di continuare a cercare (e di conseguenza cercarsi) sperando di non arrivare mai a un traguardo definitivo, perché allora non avrebbe più senso cercare. Ecco perché non ha mai voluto scrivere la sua autobiografia ufficiale. Paolo Conte lascia intravedere spiccioli di se stesso solo nelle banconote delle sue canzoni, nei testi che trasudano voglia d'altrove, pudore, umorismo, bellezza, foschia, pesci, Africa, sonno, nausea, fantasia, nelle rare e preziose interviste o nelle cene frugali con pochi commensali, dove regala visioni impagabili e scampoli di tempo perduto.
Questo libro, scritto da Massimo Cotto che è nato e vive nella stessa Asti dell'Avvocato, in fondo alla campagna, con il sole in faccia rare volte e il resto è pioggia che ci bagna, raduna anni di frasi e dichiarazioni, di fulminanti battute e argute riflessioni del cantautore, smontate e rimontate come una poesia dadaista e di essenza contiana. Quello che emerge è lo stupendo affresco di un artista unico nel suo genere, adorato dai colleghi e amato dalla gente dentro e fuori i patri confini. Ad arricchire il disegno c’è il diario di bordo di un viaggio che i due hanno effettuato in America, in occasione della prima tournée di Conte negli Stati Uniti.
Massimo Cotto, nato ad Asti sotto il segno del Toro è giornalista professionista, conduttore radiofonico, autore televisivo e per il teatro.
Massimo Cotto; Fammi una domanda di riserva. Paolo Conte in parole sue; Mondadori; pp 172; € 18,00