Il Festival di Mons ha celebrato l’amore per il cinema

Dal 19 fino al 26 febbraio Mons, storica cittadina belga a 65 chilometri da Bruxelles, ha celebrato l’amore al cinema con il Festival international du film d’amour giunto alla 32a edizione.

”L’amour, bien sûr, sous toutes ses formes. Et particulièrement, en cette époque troublée, l’amour comme un cri, comme une réponse à l’intolérance et à la discrimination" ha detto l’amministratore delegato André Ceuterick durante la conferenza stampa di presentazione del Festival.
Un centinaio di film in cartellone tra lunghi e corti. Il Concorso internazionale con i suoi 11 lungometraggi provenienti in gran parte dall’Europa, ma anche dagli Stati uniti e dall’Asia è stato il piatto forte della manifestazione.
Nel gala d’ouverture, che si è tenuto al Théàtre Royal sur la Grande Place, sullo schermo è stato proiettato Médecin de campagne, che filma realisticamente il conflitto professionale tra Jean-Pierre, un medico di campagna consacrato alla sua professione che oltre ai suoi pazienti deve curarsi da un cancro, e Nathalie la sua giovane sostituta. In quello di chiusura, un classico della letteratura sentimentale francese: Madame Bovary di Sophie Barthes, che narra in modo poco tradizionale il dramma socio-sentimentale, scritto dal romanziere Gustave Flaubert, ambientato nella Normandia rurale del diciannovesimo secolo.
Un giuria internazionale presieduta dall’attore, sceneggiatore e regista francese Philippe Harel (Le Vélo de Ghislain Lambert) ha assegnato les Coeurs de cristal (premi del Festival). Tra gli 11 giurati figurava anche l’attore leventinese Teco Celio unitamente alle attrici francesi Andréa Ferréol, Natacha Régnier e al regista italiano Daniele Lucchetti.

Onore al cinema svizzero
Il cinema svizzero ha avuto una notevole presenza in questa edizione, in quanto, oltre alla presenza in giuria del conosciuto e apprezzato attore Teco Celio, ha proposto tre produzioni: On avait dit qu'on irait jusqu'en haut di Tizian Büchi nella competizione internazionale dei corto metraggi. Storia romantica senza parole di Anna e Maxime, due giovani innamorati durante una gita in montagna.
Dora oder die sexuellen neurosen unserer eltern di Stina Werenfels ci rende partecipi della vita sentimentale della diciottenne Dora affetta da un handicap mentale.
Il lungometraggio più conosciuto nel “Focus” sulla cinematografia elvetica è Vecchi Pazzi di Sabine Boss che mette in scena con brio, umorismo e partecipazione umana la storia di Vivi Ferrari una effervescente diva che si rifiuta di invecchiare. Il film, visto recentemente anche in televisione è stato girato a Locarno.
Nell’ambito del Festival si è svolto un proficuo incontro tra la “neonata” Ticino Film Commission (TFC), rappresentata dalla Project Manager Cristiana Giaccardi e la Film Commission BATCH Hainaut per uno scambio di vedute.

Il cinema italiano a Mons
Sei lungometraggi e tre rappresentanti della cinematografia italiana hanno partecipato alla 32. edizione. Il regista Daniele Lucchetti (Il portaborse e Chiamatemi Francesco) e l’attrice di teatro e di cinema Vanessa Scalera nella giuria internazionale, l’operatrice culturale e promotrice del cinema italiano a Bruxelles Mariella Braccialini, nella giuria Cinéfemme.
Cinque dei sei film (Io e lei di Maria Sole Tognazzi, Il nome del figlio di Francesca Archibugi, Arianna di Carlo Lavagna, Per amor vostro di Giuseppe M.Gaudino, Se Dio vuole di Eduardo Falcone) portano allo schermo uno spaccato della società italiana d’oggi. Il sesto, Il racconto dei racconti di Matteo Garrone, già presentato con successo all’ultima edizione del Festival di Cannes permette allo spettatore di scoprire il mondo favolistico di Gianbattista Basile.
Il film del regista romano Matteo Garrone e quello del napoletano Giuseppe M. Gaudino, presentano affinità di linguaggio filmico-narrativo. Entrambi raffigurano la realtà in modo onirico e surreale. Ma, mentre Garrone lo fa in modo barocco, Gaudino intreccia realismo e surreale in modo sequenziale con cambiamenti continui di stile a livello delle immagini.

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