A Lugano il 9 e 10 ottobre scorsi
Aperti dagli interventi dei Ministri degli Esteri dei due Paesi, Alfano e Burkhalter si sono svolti a Lugano presso l’Università della Svizzera Italiana i lavori del Forum per il dialogo tra Svizzera e Italia.
Giunto alla sua quarta edizione, il Forum è promosso dall’Ambasciata di Svizzera in Italia, dall’Ambasciata d’Italia in Svizzera, da Limes - Rivista Italiana di Geopolitica e dal centro studi Avenir Suisse, in collaborazione con l’ISPI (Istituto per gli studi di politica internazionale) e sotto gli auspici del Dipartimento Federale Affari Esteri svizzero e del Ministero degli Affari Esteri italiano.
Le premesse sono note e consolidate.
Svizzera e Italia intrattengono relazioni intense in molteplici ambiti: politico, economico, finanziario, culturale, transfrontaliero. L’interscambio raggiunge i 30 miliardi di Euro: l’Italia è il terzo partner commerciale della Svizzera, mentre la Confederazione rappresenta il settimo mercato di esportazione per l’Italia. La Svizzera è inoltre l’unico paese, al di fuori della Penisola, dove l’italiano è lingua ufficiale. Inoltre, nel territorio della Confederazione vive la terza più grande comunità italiana ed una importante comunità elvetica si trova in Italia. Tuttavia, l’importanza di tali rapporti resta talvolta sottovalutata, visto che, grazie alla prossimità geografica ed alla lingua comune, i due Paesi hanno raramente avuto particolari impedimenti alla comunicazione reciproca.
Un grande potenziale ancora da sfruttare
La necessità di un dialogo bilaterale assiduo e produttivo è tuttavia attestata dall’oggettiva rilevanza delle questioni in campo: dai riflessi bilaterali delle grandi dinamiche globali ed europee che caratterizzano il nostro tempo – migrazioni, progresso tecnologico, trasformazioni delle modalità di lavoro e produzione, mutamenti del clima politico e sociale – ai rapporti transfrontalieri. Tra gli ultimi esempi in tal senso, vi è la messa in servizio a dicembre 2016 del nuovo Traforo del Gottardo: una rivoluzione nel trasporto su ferro e nella mobilità transalpina, il cui impatto – che pure si manifesterà appieno nel tempo – possiede un’importanza strategica centrale per i due Paesi.
Pur possedendo profonde relazioni in numerosi ambiti, il rapporto italo-svizzero non riesce sempre a dispiegare appieno il suo potenziale: a risultarne pregiudicata è una reale conoscenza tra i due Paesi, per molti aspetti diversi tra loro. Al riguardo, la parziale comunanza linguistica di Svizzera e Italia può rappresentare un potente veicolo dello scambio politico-culturale, su cui infatti il Forum intende concentrarsi. La relazione bilaterale, infine, risulta in parte influenzata dal processo d’integrazione europea, che in questa fase fronteggia molteplici difficoltà ma i cui vincoli politici, diplomatici, tecnici e giuridici spesso limitano o precludono le iniziative di scambio e cooperazione.
Il Forum per dialogo svizzero-italiano – le cui tre precedenti edizioni si sono tenute con successo a Roma, Berna e Milano – si propone di colmare tali lacune, fornendo un’opportunità d’incontro e conoscenza reciproca tra rappresentanti di alto livello degli ambienti economici, giornalistici, politici, scientifici e culturali dei due Paesi, chiamati a confrontarsi su temi di comune interesse e sugli sviluppi della situazione internazionale e bilaterale.
Colmare il divario di conoscenza e sconfiggere il pregiudizio
Alla cerimonia d’apertura, aperta al pubblico, numerose le personalità presenti in rappresentanza degli ambiti più diversi: politico, economico, culturale scientifico.
Tra gli altri, accolti dall’ambasciatore della Svizzera a Roma Giancarlo Kessler dall’ambasciatore italiano a Berna Marco Del Panta Ridolfi, i due ministri degli esteri, Alfano e Burkhalter, i consiglieri di Stato ticinesi Manuele Bertoli, Paolo Beltraminelli e Norman Gobbi e il sindaco di Lugano Marco Borradori.
Gli interventi si sono succeduti sostanzialmente concordi nel sottolineare gli elementi che accomunano i due Paesi, che però difettano ancora in termini di reciproca conoscenza. Ne deriva il rischio che nasca il pregiudizio, per sua natura ostacolo a proficue relazioni bilaterali.
Che Lugano fosse il posto ideale per ospitare il Forum lo hanno sottolineato sia il rettore dell’USI Boas Erez, secondo cui svizzeri e italiani condividono lo stesso presente: quello di essere europei, sia il Sindaco Marco Borradori, ricordando che Lugano è una città di frontiera in un Cantone che, alla stregua di un ponte, unisce la Svizzera all’Italia. A tal proposito, va rivalutato il ruolo che ha e sempre più dovrà avere la Regio Insubrica.
Dal canto suo, il ministro degli esteri italiano Angelino Alfano si è riferito alla tradizionale amicizia che lega i due Paesi, il cui senso storico va rilanciato in prospettiva futura. Il ministro ha lodato la Svizzera, che, pur non essendo parte della Ue, ha fornito un importante contributo, partecipando volontariamente alla ricollocazione dei richiedenti l’asilo. Svizzera che, ha continuato Alfano, concretizza, non solo sul piano politico, quella che in Europa è evocata ancora come un’aspirazione: restare uniti nel rispetto delle diversità.
Raccogliendo concreti segnali di una ripresa economica, sottolineando come l’interscambio commerciale fra i due Paesi sia superiore a quello che l’Italia realizza sommando quello con la Russia e con la Cina, il capo del Farnesina ha detto che questo è il momento ideale per essere propositivi.
Il ministro italiano, esprimendo gli auguri del suo governo al neo eletto consigliere federale Ignazio Cassis, ha poi ceduto la parola Didier Burkhalter, che ha definito un “grande amico”.
La Svizzera conta su di te Angelino
Sulla scorta di questa introduzione il capo del dipartimento degli esteri (che, com’è noto, dal 1° novembre ha lasciato l’incarico), si è sintonizzato su un registro amichevole, rivolgendosi al suo omologo chiamandolo semplicemente per nome. Evidenziando l’importanza di una stretta cooperazione nella lotta al terrorismo, esprimendo apprezzamenti per la collaborazione doganale, è stato esplicito: “la Svizzera conta su di te Angelino”. E l’appello di Burkhalter ha riportato l’attenzione su un tema attorno al quale aleggiano attese e del pari traggono linfa le tensioni. Quell’accordo fiscale, che la Svizzera auspica venga firmato entro la fine dell’anno. “Ciascuno ha fatto la sua parte per preparare il terreno alla firma. La decisione coraggiosa del Governo ticinese sul casellario giudiziale e il progetto di ordinanza federale relativo alla messa in pratica dell’articolo costituzionale sulla migrazione rispondono alle preoccupazioni italiane”.
In conclusione, Burkhalter si è detto convinto che l’elezione di Ignazio Cassis “porterà ancor più pienamente la Svizzera italiana nell’Esecutivo del nostro Paese”.
Si sono susseguiti poi gli interventi di due personalità che hanno illustrato il loro personale punto di vista sul modo di concepire e di sentirsi valorizzati da una binazionalità che non è necessariamente sancita da un atto amministrativo.
L’ingegnere Carlo De Benedetti, presidente onorario del Forum, sulla scorta della sua esperienza personale, ricordando come la sua famiglia sia stata accolta e salvata dalla Svizzera durante il periodo fascista, ha rilevato come un reciproco arricchimento derivi anche semplicemente dal fatto che se gli italiani dagli svizzeri possono imparare il senso civico e il rispetto, gli svizzeri, a loro volta, possono bearsi delle bellezze e dei patrimoni italiani, nonché della loro capacità di godere dei piaceri della vita. In tal senso lui, da italiano che è anche svizzero, si sente privilegiato.
L’architetto Mario Botta, “uno svizzero italiano, che si sente italosvizzero”, annotando che la bellezza torna ad essere un valore, ha insistito sul concetto di frontiera e sul fatto che oggi, più che in altre epoche, le terre di confine si trovano a vivere “una nuova condizione di centralità”, da cui non si può prescindere se si vogliono comprendere le mutazioni in atto e il significato storico che esse rivestono.
Troppi Io che non sanno più dire noi
In coda alla corposa cerimonia di apertura, una tavola rotonda, o meglio: un confronto a due voci coordinato dal giornalista RSI Gianni Gaggini. Sul tema, Italia e Svizzera di fronte alle sfide della globalizzazione, si sono alternati Lucio Caracciolo, direttore di Limes, e Peter Grünenfelder , direttore di Avenir Suisse. Quest’ultimo ha constatato che la Svizzera deve il suo benessere all’accesso dei mercati esteri. In tal senso, di vitale importanza quello italiano. Inoltre, ha annotato, come fatto che magari non garba, che per la Confederazione è necessaria anche l’immigrazione economica, non foss’altro che per la cronica mancanza di professionisti in settori ad alto valore aggiunto. Ciò vale oggi e varrà anche nel prossimo futuro, a meno che non si voglia fare una distinzione fra immigrazione economica che torna comodo e quella di cui si crede di poter far preribilmente a meno.
Caracciolo ha contestato l’uso del concetto di globalizzazione. Meglio sarebbe, a suo dire, parlare di interdipendenza. Infatti, non si stanno affermando standard di sviluppo condivisi. A fronte di una demografia in forte espansione e di una crescita economica incerta, le istituzioni perdono in legittimità e rinvigoriscono pulsioni identitarie. Si moltiplicano gli “Io che non sanno più dire noi”, e la questione migratoria ne accentua le conseguenze più deteriori.
Una considerazione quest’ultima condivisa da Grünenfelder che vede un’Europa degli individualisti in cui ci tenta di rimuovere i problemi, anziché affrontarli apertamente nel tentativo di risolverli. Fermo restando che non si potrà prescindere da una vera cooperazione, in modo particolare per quanto riguarda i flussi migratori - fenomeno dal quale Italia e Svizzera sono investiti direttamente, non foss’altro per la loro posizione geografica - il futuro si gioca sulla capacità di mediazione e di attuare reali politiche di integrazione.
Completata la parte pubblica il Forum ha trasferito i suoi lavori nelle aule universitarie dove un centinaio fra professionisti, esperti e rappresentanti istituzionali dei due Paesi hanno dibattuto, a porte chiuse secondo le regole di Chatham House*, suddivisi in quattro gruppi di lavoro su queste tematiche:
Cluster I: Promozione dell’italiano: compito comune di Svizzera e Italia
Cluster II: Migrazioni: accoglienza e integrazione
Cluster III: Industria 4.0
Cluster IV: Trasporti
Le sintesi dei lavori sono stati illustrate, nella stessa sede, in una conferenza pubblica conclusiva.
* Chatham House Rule: quando un incontro o parte di esso si svolge nel rispetto della Chatham House Rule i partecipanti sono liberi di usare le informazioni ricevute ma non possono rivelare né l’identità né l’affiliazione del o dei relatori né di qualsiasi altro partecipante che le abbia fornite.
Vecchia di ottant’anni e nata tra le mura vittoriane del Royal Institute of International Affairs, la regola di casa Chatham assicurava agli strateghi dell’Impero un clima di confidenzialità nel quale – tra uno sherry e una nuvola di fumo – scambiarsi informazioni e punti di vista sulle sorti del mondo, incoraggiando un confronto libero e aperto.