Il rimedio contro cancro e malattie cardiache?  Esiste già, ma non se ne accorge (quasi) nessuno

di Nico Tanzi

“Immaginate – ha scritto Peter Walker sul quotidiano inglese The Guardian – cosa succederebbe se si scoprisse un medicinale che riduce del 40% le possibilità di sviluppare un cancro o una malattia cardiaca. Farebbe la prima pagina in tutto il mondo: una scoperta da premio Nobel”.


Bene: quella “medicina” esiste già. Si chiama “andare al lavoro in bicicletta”. E “uno degli interrogativi più sconcertanti – lamenta Walker – è perché essa sia prescritta così raramente”.
Peter Walker è un “bike blogger” e naturalmente il suo punto di vista potrebbe essere ritenuto di parte. Se non fosse che il suo punto di vista è ampiamente confermato da studi scientifici autorevolissimi. Il cui senso si può sintetizzare così: a) ogni anno nel mondo 5 milioni e mezzo di persone muoiono per cause legate all’inattività fisica; b) la bicicletta, fra tutti i modi di tenersi in esercizio, è quello di gran lunga più efficace. Pedalare regolarmente, anche per un tempo relativamente modesto, può avere “effetti quasi miracolosi sulla salute”.
Se si riesce a guardare le cose da una prospettiva più ampia di quella cui siamo abituati, spesso condizionata dalla pervasività dell’automobile, l’assurdità del paradosso enunciato da Walker è evidente. Cancro e malattie cardiache sono la più grande minaccia alla salute; abbiamo un modo per abbattere la loro incidenza del 40%... e non lo facciamo (se non in minima parte, e in misura vieppiù maggiore man mano che ci si sposta verso il nord: il che costituisce un ulteriore paradosso, visto che in bici ci si dovrebbe andare di più dove il clima è mite, e invece accade il contrario).
Qualche anno fa il neo-consigliere nazionale, Rocco Cattaneo, ex ciclista professionista, aveva buttato lì una proposta che i più hanno considerato pura fantascienza: costruire una pista ciclabile lungo il percorso più maledettamente trafficato di tutta la rete stradale del Canton Ticino e probabilmente di tutta la Svizzera, il tragitto da Mendrisio a Lugano. Meno di 20 km affollati quotidianamente da circa 70'000 veicoli. Nei termini del suo ideatore, si tratterebbe di “un’autostrada ciclabile lungo la riva del lago”, che “contribuirebbe a sgravare il traffico veicolare e rappresenterebbe un gioiello dal profilo turistico e dello svago, destinato sia ai ticinesi sia a chi sceglie il nostro cantone per le vacanze”. “Sono certo – commenta lo stesso Cattaneo – che moltissimi ticinesi lascerebbero a casa l’auto e sceglierebbero la bici se disponessero di un collegamento diretto e sicuro tra Lugano e Mendrisio”.
Quella di Cattaneo è una delle poche vere idee partorite negli ultimi vent’anni dalla politica ticinese, notoriamente dedita più alla polemica che alla progettualità. Sarà per questo che dell’autostrada ciclabile non si è più sentito parlare. Ma quello che colpisce, tornando al tema iniziale, è il fatto che lo stesso progetto (almeno stando a ciò che hanno riportato i media) sottolineava il potenziale di riduzione del traffico automobilistico ma non faceva alcun cenno all’impatto potenziale di una ciclopista del genere sulla salute. E questo considerando sia il numero delle persone che effettivamente la userebbero per andare al lavoro o a spasso, sia (e forse soprattutto) l’enorme valore simbolico e “promozionale” di un’infrastruttura così unica, che senz’altro spingerebbe moltissimi a inforcare una bicicletta, foss’anche soltanto per il piacere di una pedalata sopra le acque placide del lago.
In Ticino solo l’1,7 degli spostamenti si effettua in bicicletta. In Svizzera sono il 4,8%. “Tenendo presente che un terzo degli spostamenti riguarda distanze pari o inferiori a 3 chilometri, in particolare in contesti urbani – si legge in un documento dell’associazione Pro Velo – si percepisce che la quota parte degli spostamenti effettuati su due ruote può ancora progredire”. Se si calcolasse quanti benefici trarrebbe, in prospettiva, la spesa sanitaria da una maggiore diffusione dell’uso quotidiano della bicicletta, probabilmente il consenso verso progetti immaginifici come “l’autostrada ciclabile” crescerebbe a vista d’occhio.

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