Da una ricerca di Confindustria Radio Tv una fotografia su distribuzione, modalità di fruizione e consumo di tivù, radio e internet
Quanti sono i canali tv in Italia? A quanti editori fanno capo e come si suddividono sulle varie piattaforme?
Oltre ad aver delineato il quadro economico del settore, sono queste alcune delle domande alle quali ha cercato di rispondere l’analisi realizzata da Confindustria Radio Tv scattando una fotografia dell’offerta italiana, aggiornata al primo semestre del 2017.
Stando ai numeri, i canali tv nazionali presenti sulle principali piattaforme sono in tutto 361 e fanno capo a 59 editori, con sede in Italia. Di questi 130 sono sulla piattaforma dtt (digitale terrestre), mentre 291 sono distribuiti sul satellite (free e pay). Sono 126 i canali gratuiti (su dtt e TivùSat), 235 i servizi a pagamento nei principali bouquet nazionali.
Tra quelli gratuiti, spiega ancora l’associazione, 96 sono presenti su dtt. Di quelli a pagamento 205 canali tv sono sul satellite mentre 30 sul dtt.
Le offerte a pagamento propongono in totale più di 70 canali in hd, che, al netto delle sovrapposizioni sulle varie piattaforme sono in tutto 104, numero che corrisponde al 28% del totale. I canali in HD sono principalmente su satellite (93), quelli accessibili gratuitamente (dtt e TivùSat) sono 27, in aumento nell’ultimo periodo.
A guidare la graduatoria degli editori con il maggior numero di canali c’è Sky Italia (116), seguito da Mediaset (39), Rai (26), Fox International Channels Italy (24) e Discovery (21). Ad eccezione della Rai, completamente gratuita, e di Fox, che viceversa comprende solo canali a pagamento, l’offerta degli altri operatori si diversifica tra gratuita e a pagamento.
Negli ultimi due anni, risulta rinnovato l’interesse verso il dtt gratuito da parte di soggetti già presenti sul mercato italiano con offerte o operanti su varie piattaforme, anche a pagamento.
Il digitale è la piattaforma principale per audience e risorse pubblicitarie attratte, oltre ad essere la più ricca su base europea per numero e varietà dell’offerta gratuita. Il dtt italiano è anche l’unico in Europa con un bouquet pay di oltre 30 servizi e 2 milioni fra abbonati e utenti attivi.
Dall’analisi viene offerta poi una panoramica sui servizi di video on demand (Vod), con un mercato che dallo studio viene presentato come “ben presidiato”, sia in ambito gratuito che a pagamento, dopo lo sbarco di player internazionali come Netflix e Amazon Prime.
A differenza di quanto accade negli altri paesi del vecchio continente, nella partita non si sono ancora schierate completamente le società di tlc. Vodafone è scesa in campo solo da inizio 2017, mentre Telecom Italia è attiva con TIMVision e Studio+, servizio per la fruizione di contenuti su mobile, lanciato dopo l’accordo con Vivendi.
Passando sul fronte radio, come modalità di trasmissione essa rimane principalmente un mezzo analogico, anche se oggi tutti i canali nazionali trasmettono il simulcast in Digital Audio Broadcasting (Dab) del segnale e hanno predisposto offerte esclusivamente digitali. Anche a livello locale le emittenti si sono consorziate per poter accedere alla sperimentazione del segnale digitale.
Molte radio sono poi accessibili anche da piattaforma tv (dtt e freesat), mentre diverse emittenti trasmettono anche in radiovisione. Su dtt se ne contano 10, accessibili su base nazionale.
Infine uno sguardo ai consumi. Il piccolo schermo si conferma il primo mezzo per consumi nel nostro Paese, seguito da Radio e internet. Nel 2016 il numero totale di spettatori medi giornalieri è stato pari a circa 45,5 milioni, in calo dello 0,9% sul 2015, con un consumo pro capite di 5 ore e 18 minuti. Negli ultimi 5 anni il numero è diminuito del 4,6%, a fronte di un aumento della permanenza di circa 7 minuti.
La radio nel 206 ha potuto contare invece su 35,5 milioni di ascoltatori nel giorno medio, in rialzo sugli anni precedenti. In crescita anche il tempo medio speso all’ascolto, arrivato a 3 ore e 22 minuti nel 2016 (+1,5%).
Sono stati invece 22 milioni nel 2016 gli utenti che si sono connessi a internet almeno una volta al giorno, in crescita dell’1,7% sul 2015.