di Viviana Pansa
Nonostante il miglioramento del quadro economico, proseguono le polemiche per un’Italia lasciata sola dinnanzi al moltiplicarsi degli sbarchi, con Francia e Austria che mantengono alta l’attenzione sulle rispettive frontiere, la politica di redistribuzione mai decollata e una difficile trattativa per il codice di condotta delle Ong impegnate nel soccorso in mare. I termini della questione hanno infatti progressivamente incluso il tentativo di contrastare i trafficanti di uomini nel Mediterraneo, impegno a sua volta strumentalizzato nella polemica politica italiana, il cui clima da campagna elettorale permanente sembra non aver risentito di vacanze e calura estiva. Esito dell’alta tensione una trattativa con il governo libico – quello riconosciuto dalle Nazioni Unite - che rischia di produrre effetti ancora più discutibili dell’accordo sui migranti siglato dall’Ue con la Turchia del presidente Recep Tayyip Erdogan.
Ad alleggerire il clima agostano, alla vigilia delle vacanze, le stime dell’Istat sulla possibile crescita economica del nostro Paese per il 2017: ad oggi, l’incremento dell’1,2% acquisito potrebbe arrivare fino all’1,5% se il tasso di crescita del terzo e quarto trimestre sarà analogo a quello di questa prima parte dell’anno. Tuttavia, il livello del Pil italiano resta, rispetto al periodo precedente la crisi economica, iniziata nel 2008, ancora inferiore di oltre il 6% e il suo tasso di crescita comunque al di sotto di quello dell’eurozona (pari al 2,2%). Il nostro debito pubblico ha raggiunto un nuovo record - a giugno ha superato i 2.281 miliardi di euro, aumentando del 15% in 5 anni – mentre il tasso di disoccupazione, specie quella giovanile, resta elevato (11% il primo, sempre oltre il 30% la seconda).
Le incertezze globali, riconducibili ora, più che al quadro economico, alla presidenza di Donald Trump, incapace di mantenere le promesse fatte in campagna elettorale, alle prese con violenti scontri interni che ne hanno decimato l’entourage e con la tensione alimentata dalle dichiarazioni del leader nord-coreano, Kim Jong-un, consigliano prudenza anche al governatore della Banca centrale europea, Mario Draghi, in merito alla possibile riduzione del piano di Quantitative Easing. E ciò nonostante la Germania si sia appellata ora alla Corte europea in proposito, mentre a sorpresa il ministro dell’Economia, Wolfgang Schaeuble difende l’operato della Bce, assicurando che l’acquisto di bond rientra nelle possibilità del mandato del governatore.
A settembre è atteso inoltre uno snodo importante per il futuro della politica dell’Unione: le elezioni politiche tedesche, che vedono al momento per certa la riconferma della cancelliera Angela Merkel. Con ogni probabilità sarà dunque quest’ultima, insieme al presidente francese Emmanuel Macron, a dettare l’agenda politica europea per i prossimi mesi. L’Italia, così, divisa e incapace di uno sguardo che sappia guardare oltre al rinnovo del suo esecutivo, atteso da tempo, resta ai margini, mentre la difficile mediazione – ancora in corso – per giungere ad una nuova legge elettorale comporterà la probabile approvazione di un meccanismo di premio per una coalizione destinata a scontare la medesima debolezza dell’attuale governo in carica. A meno che non sfondi il Movimento 5 Stelle, in cui prevale un euroscetticismo e su cui aleggiano gli interrogativi sulla sua effettiva capacità di governo sino ad oggi ancora non sufficientemente dimostrata alla prova con importanti amministrazioni cittadine.