di Rocco Lettieri
“Sono molte le indicazioni positive della full-immersion enologica che si è chiusa a Jesi. La prima è che il Verdicchio si conferma straordinario attrattore per il territorio e per le altre denominazioni meno conosciute; la seconda è – a detta dei 32 esperti internazionali provenienti da 13 Paesi – che la strada delle qualità imboccata è quella giusta. Per lo stesso periodo del prossimo anno stiamo lavorando su un grande evento internazionale dedicato a un autoctono che da simbolo regionale si identifica sempre più tra i vini bandiera nazionali”. Con questa parole, il direttore dell’Istituto marchigiano di tutela vini Alberto Mazzoni ha chiuso l’edizione di Collisioni Jesi.
L’evento business, organizzato dal consorzio marchigiano e dal direttore scientifico di Indigena, Ian D’Agata, è stato dedicato al 50° della Doc Verdicchio dei Castelli, ma anche alle altre denominazioni dell’area (Verdicchio di Matelica, Lacrima di Morro d’Alba, Bianchello del Metauro, Colli Maceratesi e Serrapetrona). Per Ian D’Agata… “Il Verdicchio si conferma essere una delle migliori varietà bianche del mondo, che dà vini freschi e beverini ma soprattutto capaci di grande longevità, con prodotti che possono invecchiare tranquillamente 20 anni proprio come gli Chablis, i Riesling alsaziani e tedeschi e altri grandi vitigni. E quella dell’invecchiamento è ora la specificità più importante da farci conoscere all’estero, perché in questo modo – ha concluso – automaticamente e quasi senza fatica il Verdicchio diventerà un prodotto importantissimo per tutti i sommelier del mondo che vorranno questi vini anche per creare verticali in carta”.
Un’occasione, al di fuori dell’elemento enologico, per far conoscere a giornalisti e operatori del settore i luoghi simbolo del paese di Federico II, a partire dal concerto inaugurale con divagazioni leopardiane al Festival Pergolesi Spontini fino alle opere di Lorenzo Lotto della Pinacoteca civica e alla mostra sul Novecento quotidiano di Betto Tesei.
Il Vigneto Marche – con 20 denominazioni e 17.000 ettari complessivi di vigneto di cui 4.500 ristrutturati e rinnovati negli ultimi 10 anni – fattura annualmente circa 150 mln di euro, con una crescita delle esportazioni di oltre il 50% nell’ultimo decennio. Circa 18 milioni le bottiglie di Verdicchio dei Castelli di Jesi prodotte ogni anno, per circa la metà destinate all’export. Con quello di Matelica, l’autoctono marchigiano è il vino bianco fermo più premiato dalle guide italiane negli ultimi 4 anni.
Il Progetto Vino ha destato interesse di altri grandi consorzi e istituzioni regionali italiane che hanno ‘sposato’ Indigena per promuovere e far conoscere i grandi vini e vitigni autoctoni che sono la ricchezza e il vero tesoro di biodiversità del nostro paese.