di Marco Patruno
Avventuriera, alpinista, scrittrice, conferenziera, ma soprattutto, un essere femminile dotato di grande umanità. Queste sono le caratteristiche di spicco di questa donna dal percorso esistenziale eccezionale!
Da qualche tempo, mi premeva di far conoscere ai lettori de La Rivista, questa nostra connazionale, che ancora oggi onora la sua terra d’origine grazie alle sue imprese compiute di solito in situazioni estreme.
Katia Lafaille, nasce a Ginevra da papa italiano e mamma svizzera. Dopo diverse vicissitudini, non facili da gestire, decide di lasciare il suo mondo dorato ginevrino per vivere il suo sogno di libertà e di avventura più consono alla sua personalità.
La svolta
Inforca quindi la sua bicicletta e si reca a Chamonix, ed è là che incontrerà il grande alpinista francese Jean-Christophe Lafaille. Un uomo che a suo dire cambiò radicalmente la sua vita. Grazie a lui, imparò ad amare la montagna e la natura in generale. Un incontro che sfocerà in un matrimonio che gli permise di concepire la vita di un secondo figlio: Tom, che con Jérémi costituisce per lei il suo tesoro più prezioso. In effetti, un tragico destino l’ha privata a solo trentasei anni, della presenza del suo adorato marito. Il tutto avvenne nel lontano gennaio del 2006, sulle pendici di Makalu nell’Himalaya. Una cima di oltre 8000 metri, che Jean-Christophe affrontava in una difficile ascensione in solitaria.
Il lutto
Un lutto difficile da elaborare perché, ad oggi, non è stato ancora ritrovato il corpo del celebre alpinista. Nonostante ciò, pur accusandone il colpo, questa donna eccezionale ha trovato il coraggio e la forza di continuare l’opera di quel compagno, che tanto gli aveva insegnato nella sua breve ma intensa vita d’alpinista.
Da quel triste giorno, ne è passata di acqua sotto i ponti, e Katia, riprendendo il testimone di Jean-Christophe, ha moltiplicato le sue avventure alpinistiche e non, un po’ ovunque nel mondo.
Da notare in particolare, la sua spedizione in Argentina per raggiungere l’Aconcagua, la cui cima culmina a 6962 metri, il punto più alto dell’America del Sud. Un’ascensione, che fece in condizioni difficili, ma importante per lei, al fine di rendere omaggio alla memoria del marito.
Degno di nota anche che RAI UNO, nella celebre emissione di Alberto Angela Passaggio a Nord-Ovest, trasmise questa impresa di Katia sulle pendici dell’Aconcagua.
Nel frattempo, tra un’avventura e un’altra l’avventuriera, ha trovato il tempo per scrivere un libro, che ripercorre i momenti più importanti della sua vita starordinaria, e il ricordo del caro marito scomparso così tragicamente. Un libro, Sans Lui, che fu premiato al Festival Internazionale di LetterAltura a Verbania.
La nascita di una bella amicizia
Per il sottoscritto, fu l’occasione di fare la sua conoscenza e tessere con lei una preziosa amicizia. Grazie all’invito del Gruppo Culturale Internazionale ha generosamente condiviso le sue interessanti e appassionanti avventure.
Il GCI, ha organizzato diverse conferenze animate da Katia Lafaille a Martigny. Non ultime, quelle relative alle sue avventurose spedizioni, prima in Canada, con l’attraversata del paese in bicicletta, con Orsi e Grizzly come spettatori incomodi, e poi quella recentissima dell’agosto scorso con l’attraversata in solitaria dell’Alaska in bici in condizioni ambientali proibitive.
Katia ci ha confidato che se le sue avventure coinvolgono la gente comune (cosa che sta accadendo), è una ragione in più per lei di continuare. In effetti, le sue imprese rappresentano un’iniezione di fiducia per delle persone che s’identificano in quest’avventuriera della porta accanto.
Mi sembrava giusto far conoscere al grande pubblico italiano, il profilo di questa donna straordinaria che con le sue intrepide gesta onora la nostra terra. Tra l’altro, Katia Lafaille, fa parte di quel gruppo di donne particolari che ho avuto la fortuna di conoscere, i cui profili hanno trovato il loro giusto collocamento, nel mio ultimo libro dedicato proprio alla figura femminile: La Femme – Ombres et lumières – Edito Musumeci SPA- Aosta.