La Collezione Balzan: una raccolta d

di Giuseppe Muscardini

Il 17 novembre prossimo avrà luogo a Berna la cerimonia di premiazione per il conferimento del Premio Balzan alle personalità distintesi nel campo del sapere. Pare opportuno per l'occasione soffermarsi in queste pagine sulle motivazioni che sono alla base della prestigiosa iniziativa promossa dall'omonima Fondazione, costituitasi a Lugano nel 1956. E indugiare utilmente sul diletto che Eugenio Balzan ricavò nel collezionare opere d'arte, esposte per la prima volta al Kunsthaus di Zurigo nel 1944.

Dal paesello a Milano, ai vertici del «Corriere della Sera». Poi la Svizzera
I presupposti culturali sono noti da tempo. Ad Eugenio Balzan, che fu redattore, capocronista, inviato e in seguito direttore amministrativo del Corriere della Sera, oggi è intitolato un importante premio internazionale, con direzione e Segreteria* attive nelle due sedi di Zurigo e Milano. Lo scopo preminente è quello di onorare la memoria e far risaltare i valori di pace, libertà e concordia fra i popoli che ispirarono in vita il giornalista italiano, trasferitosi in Svizzera nel 1933 non accettando i ripetuti tentativi di ingerenza politica del Regime sull'organo di stampa di cui era amministratore. Ma oltre che sul suo operato civile, teso negli anni in cui risiedette in Svizzera a dare protezione agli esuli provenienti come lui dall'Italia, è utile nel contempo posare la lente sui tratti salienti della sua personalità e sul gusto estetico che manifestò collezionando importanti opere d'arte.
Come in ogni buon racconto biografico che si rispetti, si dovrà necessariamente partire dalle origini, o meglio ancora dai luoghi di origine, che sempre impongono a chi decide di restare o di allontanarsi scelte di vita impegnative. Chi dovesse trovarsi per turismo o per lavoro nel Polesine rodigino e volesse ripercorrere quei luoghi con la mente rivolta a due uomini che ebbero una parte rilevante nella storia del Novecento, dovrà visitare Fratta e Badia. Per entrambe le località vale il toponimo che identifica il territorio geografico cui appartengono: Fratta Polesine e Badia Polesine. Separati solo da quindici minuti di automobile, l'uno è il paese natale di Giacomo Matteotti e l'altro di Eugenio Balzan. Il primo, più giovane di undici anni, ebbe un destino drammatico rispetto al secondo, assassinato dagli avversari politici all'età di trentanove anni. Ma entrambi, appartenendo a famiglie che vantavano un passato di agi economici dati dalla proprietà di ampi terreni agricoli, trassero dai luoghi di origine lo spirito forte che animò i propositi civili e sociali a cui si dedicarono. Una condizione privilegiata che tuttavia non poté evitare ad Eugenio Balzan, trasferitosi nel 1897 a Milano, la proverbiale gavetta: entrato ventitreenne al Corriere della Sera come correttore di bozze, percorse all’interno del giornale una brillante carriera in pochi anni, stringendo rapporti con personalità accreditate della cultura italiana e godendo presto della stima e dell’amicizia di Giacomo Puccini, di Marco Praga, di Arturo Toscanini e di Arrigo Boito.

Le esposizioni di Zurigo, Bellinzona e Berna
A Milano Eugenio Balzan iniziò a soddisfare un’innata passione per il collezionismo d’arte, che gli permise tra gli anni Venti e gli anni Quaranta di costituire una cospicua e pregevole raccolta di opere. Espatriato in Svizzera, fu sollecitato dallo storico dell'arte Giuseppe De Logu, esule a Zurigo dove aveva preso dimora al numero 27 della Obstgartenstrasse, ad iniziare a dare visibilità alla raccolta, che riuniva opere pittoriche firmate da riconosciuti artisti italiani dell'Otto e Novecento. De Logu godeva di ampio credito presso le istituzioni culturali italiane di Zurigo, per onestà intellettuale e per la sua ferma opposizione alla dittatura fascista: basti qui ricordare che nel 1945 pubblicò a Lugano per le edizioni della Ghilda del Libro il volume intitolato Bruto, dove chiariva da un'angolazione non personale ma storica, i motivi etici che giustificavano la destituzione, anche violenta, di un despota.
Ben favorevole a soddisfare gli scopi culturali che la mostra curata da De Logu avrebbe avuto in Svizzera, Balzan accolse l'idea con entusiasmo e nell'aprile del 1944 gli spazi espositivi del Kunsthaus di Zurigo furono allestiti per ospitare 41 opere della sua raccolta. Completava la mostra il catalogo illustrato con ben 16 pagine di tavole intitolato Italienische Malerei des XIX. Jahrhunderts. Ausstellung im Kunsthaus Zurich, april 1944 - Pitture italiane dell'Ottocento. Esposizione al Kunsthaus Zurigo, aprile 1944, mostra e catalogo a cura di Giuseppe Delogu, edito a Zurigo dalla Gebrüder Fretz AG. Di questa edizione esiste un unico esemplare in Italia, conservato a Venezia presso la Biblioteca dell'Accademia di Belle Arti. Nel mese di maggio dello stesso 1944 la mostra fu riallestita presso il Palazzo del Municipio di Bellinzona e a settembre nei locali del Kunstmuseum di Berna. Solo a partire dal 1948 Balzan maturò il proposito di far rientrare in Italia la raccolta, cosa che poté attuarsi nel 1956, a tre anni dalla sua scomparsa, quando la figlia Angela Lina provvide a dislocarla a Milano nei depositi della neonata Fondazione.

Il ritorno della raccolta
Nel 2014, per volontà degli eredi, la collezione d’arte è stata trasferita in comodato d’uso al Comune di Badia Polesine, luogo di nascita di Eugenio Balzan. Quarantanove opere della raccolta sono oggi esposte nello spazio allestito presso il Ridotto del locale Teatro Sociale, intitolato peraltro all’illustre concittadino. Opere che documentano la peculiare visione della realtà da parte di un artista, quando il suo sguardo garbato lanciato su paesaggi e situazioni, è pronto a cogliere un habitus non sempre afferente al proprio tempo. Lo si intuisce davanti alla splendida tela Il bagno pompejano, dipinta nel 1881 dal napoletano Domenico Morelli. Efficace ricostruzione d’ambiente dove giovani donne attendono alle operazioni di quotidiana cosmesi all’interno di un bagno termale, la tela di Morelli evidenzia un marcato iperrealismo dei soggetti, grazie alla riuscita tecnica di chiazzare l’ampia superficie pittorica con abbaglianti macchie di luce. Più vicina alla contemporaneità di Eugenio Balzan è la tela di Ettore Tito La mia rossa, dove una giovane donna appunta con delicatezza un fiore all’occhiello della divisa candida di un marinaio, visibilmente illanguidito dalle movenze dell’amata. La naturalezza dei due personaggi nel compiere gesti rituali, appartiene alla letteratura della partenza e del ritorno, ma qui la rossa diviene incarnazione dell’amore vero e duraturo, e armeggiando con la stoffa resistente della divisa dell’uomo scioglie ogni ambiguità sui suoi costumi.
Alla presunta ingenuità del soggetto amoroso di Tito, fa il paio lo scorcio bucolico reso nel 1890 da Giovanni Fattori ne L’uomo del bosco. Al centro di un sentiero ombreggiato una figura indistinta, quasi un’ombra, vaga in perfetta solitudine nella luce chiara del primo pomeriggio. Sono solo tre delle opere esposte in mostra, e si vorrebbe qui trattare anche delle altre.
Molto ci sarebbe da dire ad esempio sulla dimensione atemporale de La presentazione del neonato di Gaetano Previati, conosciuta anche come Il Battesimo, dove risaltano toni pittorici imitati dal Tiepolo per l’inclusione in uno sfumato interno veneziano con panneggi e decori. O sul Crepuscolo estivo di Ardengo Soffici, sulle insolite figure chioggiotte-levantine di Moisè Bianchi. In verità i pochi esempi servono qui a testimoniare la grande suggestione che l’arte dovette rappresentare per Eugenio Balzan, che alla propria collezione conferì il valore di una compiuta ricerca condotta sulle tendenze artistiche dell'Ottocento.


*La Fondazione Internazionale Balzan, fondata nel 1957, opera attraverso due sedi. La Fondazione Internazionale Balzan "Premio", a Milano, è presieduta da Enrico Decleva. Attraverso il Comitato generale Premi, presieduto da Salvatore Veca, sceglie le materie da premiare e seleziona le candidature. La Fondazione Internazionale Balzan "Fondo", a Zurigo, presieduta da Gisèle Girgis-Musy, amministra il patrimonio lasciato da Eugenio Balzan, per mettere a disposizione della Fondazione Internazionale Premio Balzan "Premio" i mezzi finanziari necessari all’attuazione delle sue finalità.

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