di Giuseppe Muscardini
Nel centenario della nascita di Franco Fortini (1917-1994), è doveroso rievocare il periodo in cui il poeta e intellettuale fiorentino fu ospite a Zurigo del Pastore Alberto Fuhrmann, che lo accolse nella sua casa in Goldbrunnenstrasse negli anni difficili, ma nel contempo operosi, dell'esilio.
Se oggi possiamo disporre di notizie aggiornate sulla parabola creativa e sul fervore culturale che animò Franco Fortini nel periodo zurighese, dobbiamo ascriverne il merito ad Alessandro La Monica. Nel corso del suo perfezionamento in discipline filologiche e linguistiche moderne, svolto presso la Scuola Normale Superiore di Pisa in cotutela con l'Università di Zurigo, La Monica ha aggiunto di recente un significativo tassello sull'esperienza zurighese del poeta e intellettuale fiorentino, ben circostanziandone gli esiti nel saggio Franco Fortini a Zurigo. 'La guerra di Milano' e altri inediti. Trattando inoltre l'argomento nella tesi per il conseguimento del titolo di dottore di ricerca in filologia e critica presso l'Università della Sorbona, lo studioso ha saputo ben veicolare le informazioni archivistiche reperite in anni di ricerca, rendendole note a quanti intravedono una qualche necessità di approfondimento sugli anni zurighesi del giovane Fortini.
Zurigo, città della consapevolezza
Un'appendice necessaria, poiché spesso nei manuali di letteratura si data la produzione poetica, narrativa e saggistica di Fortini a partire dalla seconda metà degli anni Quaranta, sorvolando sull'incidenza che ebbe il periodo zurighese nel progressivo evolversi della sua scrittura. E una scrittura bilanciata come quella di Fortini fa pensare di fatto ad un noviziato tenace, dove compostezza stilistica e codificazione morale giocano un ruolo primario. Si pensi al rigore formale della raccolta poetica Foglio di via del 1946, edizione che reca in copertina l'immagine di un uomo addormentato disegnata dello stesso Fortini, allusione ai versi del primo componimento E questo è il sonno, edera nera, nostra / corona; o a I destini generali del 1956, senza escludere il volume di saggi Verifica dei poteri del 1965, apprezzato dai giovani che alla fine degli anni Sessanta diedero vita al movimento studentesco, contrassegnato da innovazione culturale ma anche da radicalismo politico.
Gli storici della letteratura che hanno indagato sull'esilio svizzero di Fortini, non hanno mancato di sottolineare come a Zurigo, oltre a collaborare con le riviste dell'emigrazione, il giovane fosse pervaso da ispirazioni sociali e religiose sfociate nell'adesione al Protestantesimo.
L'irripetibile clima culturale di una città vivace
Poche le tappe e stretti i tempi: dopo l'8 settembre 1943 il ventiseienne Franco Fortini, all'anagrafe Franco Lattes, varcò la frontiera per cercare rifugio in Svizzera; qui venne avviato al campo d'internamento Francesco Soave di Bellinzona, poi a quello di Adliswil e infine a Zurigo su diretto interessamento del pastore Alberto Fuhrmann, che lo ospitò in Goldbrunnenstrasse. Si comprende allora come le componenti sociali, politiche e religiose costituissero già un fondamento della sua vocazione poetica. Il dato deve essere letto nel contesto del clima ideologico dell'epoca e dell'azione svolta dai centri di aggregazione per immigrati presenti a Zurigo.
Rilevante il ruolo assunto dal Ristorante Cooperativo, dove si davano convegno gli esponenti e i simpatizzanti del Socialismo italiano ed estero, così come attivissima era la Chiesa evangelica di lingua italiana, sede di serrati confronti dove culto e passione civile spesso convivevano. Non dissimile era casa Fuhrmann, dove si leggeva d'abitudine la Bibbia ma nel contempo si cercavano risposte meno trascendenti ne Il capitale di Karl Marx e nell'Etica protestante e lo spirito del capitalismo di Max Weber. L'impronta di quella favorevole condizione, priva di impedimenti e dogmatismi, vincente nel confronto con quanto avveniva in patria, si riscontra nei versi intensi di Italia 1942. Pubblicata a Zurigo ne L'Avvenire dei Lavoratori del 25 febbraio 1944 con il primo titolo di All'Italia, la lirica è dotata del vigoroso incipit Ora m'accorgo d'amarti, / Italia, di salutarti / necessaria prigione. Alla cenere di passione delle chiese Fortini contrappone le parole tessute di plebi che battono a martello nella mente, quasi a voler dare una motivazione al suo sentire, al suo modo di essere, alla volontà di agire per interpretare il mondo in ragione della sua vicenda personale: nato da padre israelita e da madre cattolica, si farà battezzare valdese, ma nel 1944 non rinuncerà al proposito di prendere parte in Italia alle ultime fasi della Repubblica partigiana dell'Ossola, seppure per un breve periodo.
Prove giovanili e pièces teatrali al Volkshaus e al Kongresshaus
A Zurigo Fortini diede forma e sostanza alla sua produzione giovanile, consolidandola via via per farla confluire in anni successivi nelle raccolte più note. Collaborando a lungo con le riviste culturali e politiche italofone, frequentando gli esponenti dell''emigrazione italiana, immerso altresì nel clima di grande apertura intellettuale che regnava in casa Fuhrmann, gettava le basi per un lirismo di forte impatto civile. Seppe tradurre il senso di quella particolare atmosfera mentale, dominata nondimeno da un grande desiderio di costruire un futuro diverso, nella citata Italia 1942, su cui insistiamo perché si è di fronte ad un autentico manifesto dell'amore per il proprio Paese, alimentato dalla presa di coscienza del potere socializzante della lingua italiana, intesa come certificazione di un'identità per quanti la parlano in terra straniera: Per questa mia lingua che dico / a gravi uomini ardenti avvenire / liberi in fermo dolore compagni.
Agli amici zurighesi deve le nuove certezze, favorite dal lavoro incessante condotto dalle colonne de L'Avvenire dei Lavoratori e da quelle - per lui non antitetiche - della Voce evangelica. Una dedica autografa al figlio del Pastore Alberto Fuhrmann, apposta su un esemplare di Foglio di via, vale come ringraziamento per l'acquisizione di maggiori convinzioni sulla sua attitudine poetica, maturate al riparo da pericoli incombenti, in una città ospitale e in ambiente familiare, confortevole e stimolante: Al caro Daniele che nella sua casa mi ha dato il calore necessario (stufa e caffè, inverno '43/44) per far fiorire molti di questi versi.
A quella stessa consapevolezza riconduciamo l'attenzione di Franco Fortini per la scrittura teatrale. Un primo testo, un dramma in tre atti intitolato Anna, fu pubblicato negli anni che precedettero l'esilio sulla rivista fiorentina «Riforma letteraria», fondata da Alberto Carocci e Giacomo Noventa. Ma l'esperienza teatrale proseguì alacremente nel periodo svizzero: Fortini fu autore a Zurigo di tre pièces teatrali, Giorni di sempre, I partigiani e Il soldato, due delle quali furono rappresentate al Volkshaus e al Kongresshaus. L'atto unico Il soldato, opera giudicata dal suo stesso autore ingenua ma appassionata, fu inserita tra le iniziative culturali di una serata organizzata il 14 dicembre 1944 al Kongresshaus in onore di quanti avevano partecipato alle fasi della transitoria Repubblica dell'Ossola.
A lungo ritenuta opera acerba, negli ultimi tempi Der Soldat ha destato l'interesse degli studiosi e biografi di Fortini, che ne hanno caldeggiato la messa in scena nei teatri italiani. Cosa che di fatto è avvenuta negli spazi di molte librerie con letture recitate del testo, mentre la Compagnia Officina Teatro 'O e la Compagnia Centrale dell'Arte, avvicinandosi la ricorrenza centenaria, di recente hanno portato l'opera giovanile di Fortini sul palco del Teatro Puccini di Firenze. Senza violare la memoria di sentimenti più intimi, disgiunti dalla connaturata propensione del poeta verso il sociale, per alleggerimento del tema piace qui rilevare come un anno dopo quella serata, Fortini fosse giunto alla decisione di sposare Ruth Leiser. Nativa di Bienne, studentessa a Zurigo e in seguito traduttrice in lingua italiana delle opere di Bertold Brecht, Ruth si impegnò a sua volta nel sociale per la conquista dei diritti umani e civili.