di Rocco Lettieri

Creato dal presidente e fondatore del Grand Jury Européen, François Mauss, è nato dall’idea semplice di riunire, per 4 giorni, una volta all’anno, gli attori principali del mondo del vino: produttori, commercianti, distributori, fornitori, mezzi di comunicazione, politici e grandi dilettanti.


Il grande vino non è un prodotto economico come un altro, tanto è impregnato di dimensioni storiche e culturali. Richiede pertanto un luogo, per un incontro annuale, che consenta agli attori principali del settore del vino di incontrarsi ad altissimo livello. Il Grand Hotel Villa d’Este di Cernobbio, sul primo bacino del Lago di Como, concede loro il foro necessario per poter ascoltare, scambiare, discutere, parlare e gustare per difendere gli interessi sociali, economici, politici e culturali del grande vino. Seminari, dibattiti e workshop condotti da relatori di statura internazionale formano la colonna vertebrale dell’evento. I partecipanti alle prime edizioni (2009, 2010 e 2011) provenivano da più di venti paesi diversi. I seminari offrono traduzioni simultanee che consentono ai partecipanti di seguire ogni oratore a prescindere dalla loro lingua madre. Gli scambi e i contatti continuano durante le degustazioni, i vini di prestigio o i vini da scoprire o i favolosi pasti preparati dal team professionale di Villa d’Este. Dopo soltanto otto edizioni, è già considerato il forum di comunicazione di riferimento da parte dei più grandi attori del settore vitivinicolo.

Un’esperienza unica
E qui a Cernobbio, dal 9 al 12 novembre scorso, nella splendida cornice di questa Villa d’Este, con i suoi sontuosi giardini, platani e fontane, si è tenuta la nona edizione del Villa d’Este Wine Symposium. Nei suoi saloni, degni di un albergo di charme tra i più celebrati al mondo e per secoli dimora dell’aristocrazia europea, si è sviluppato il fitto calendario così composto: 6 Seminari; 3 degustazioni di prestigio; 23 Paesi; 3 cene; 3 pranzi e circa 500 persone che hanno potuto vivere momenti di cultura e momenti indicibili con vini superlativi che in nessun posto al mondo si possono gustare, bicchiere alla mano, con il produttore che ti spiega quello che rappresenta per l’azienda quel vino e quel territorio, dove nascono le uve. Organizzato per la prima volta nel 2009, la manifestazione ha raggiunto rapidamente un grandioso successo che ogni anno si ripete. Esserci è anche una vera esperienza per scoprire anche i sapori delicati dei piatti preparati dallo chef Michele Zambanini, un’alta gastronomia fra le più stimate al mondo che oggi viene realizzata nelle nuove e immense cucine totalmente rinnovate.
Impossibile raccontare tutti gli eventi ma andando per ordine se ne può capire l’esclusività. Si è iniziato con un pranzo e una degustazione di 8 annate di Annamaria Clementi di Cà del Bosco (2006 – 2005 -2001 – 1999 – 1996 – 1990 - 1995) legate al primo stile di Casa per poi passare all’Annamaria Clementi 2008, dosage Zero, rinnovato dentro e fuori la bottiglia. Uvaggio di Chardonnay 55%, Pinot Bianco 25% e Pinot Nero 20%. A seguire il “Rosè” 2008 da Pinot Nero 100%. L’esperienza acquisita in 30 vendemmie, la vocazione del territorio, i vigneti ultratrentennali che ora donano le loro uve nella piena espressione, hanno portato al raggiungimento di un equilibrio straordinario, quasi perfetto e per la prima volta l’Annamaria Clementi è passato a “dosaggio zero”, senza alcuna aggiunta di liqueur, per esaltarne la purezza e l’integrità. Solo la versione Rosé, prodotta esclusivamente da uve di pinot nero, ha conservato la tipologia di gusto “extra brut”, una minima dose di zucchero d’uva che affina i capricci di alcune annate.

La “spa” dei grappoli
Cà del Bosco è da sempre protagonista nella ricerca e sperimentazione enologica a garanzia della salubrità dei suoi vini e della salvaguardia dell’ambiente. Oltre all’adozione del protocollo biologico, il Millesimo 2008 coincide con la prima esperienza di lavaggio e asciugatura delle uve raccolte, la “spa dei grappoli”, uno degli elementi distintivi nel Metodo Cà del Bosco. Annamaria Clementi è un Franciacorta assoluto, libero da ogni limite. Un valore in divenire, istintivo. Nessun compromesso, nessuna concessione. Solo il meglio delle uve selezionate nei vari “cru” sono predestinate alla produzione di questo vino simbolo. E solo nelle annate migliori. Resa limitata nei vigneti, vinificazione attentissima e soprattutto un lunghissimo affinamento a contatto con i lieviti che si protrae per oltre nove anni. In questo lunghissimo periodo l’azione dei lieviti crea un “unicum”, un grande vino ineguagliabile dal magnifico colore dorato, dalle bollicine finissime, dal profumo di straordinaria complessità, dal sapore di eccezionale ricchezza, pienezza e persistenza.
Nel pomeriggio presentazione ufficiale da parte di François Mauss e saluto di benvenuto da parte del direttore di Villa D’Este Danilo Zucchetti e quindi primo Open Tasting con i produttori di 23 Paesi e alle ore 18,00 primo Prestige Tasting: degustazione verticale di Valbuena by Finca Vega Sicilia, Spagna (Valladolid) con i Millésimes 2012 – 2010 – 2007 – 2006 – 2005 - 2004 e una orizzontale di cinque millesimi del 1998 di diversi vigneti presentati da Gonzalo Iturriaga. Una vera esperienza sensoriale per capire dove possono arrivare le potenzialità di un solo vitigno: il Tempranillo. Alle 21,00 Opening dinner per 180 persone preparato dallo chef Michele Zambanini e dallo staff di cucina e di sala con vini selezionati dai produttori presenti ai tavoli.

Tavola rotonda, workshop e seminari
Venerdì 10 si è iniziata la giornata con tavola rotonda sull’uso di pesticidi. Introduzione del professor David Khayat, famoso oncologo e grande amante del vino a livello mondiale e quattro relatori: Renzo Cotarella della Marchese Antinori (Italia); Egon Müller (Germania); Thibault Gagey (Francia) e Lilian Berillon (giovane produttore francese che alleva marze di vitigni diversi). A seguire il primo workshop: la vera espressione del Tokaji Ungherese presentata dal proprietario Istvan Szepsy. Sette spettacolari bottiglie da raccontare ai posteri: Uràya 2015; Nyùlàszo Furmint 2015; Szent Tamàs 2013; Szamorodni 2013; Tokaji Aszù 2008 (6 pt) e Tokaji Aszù 2006 (6 pt).
Dopo la pausa pranzo, si è tenuto il secondo seminario condotto da Hervé Berland su “Château Montrose: une approche écologique du Grand Vin”. Una spiegazione dettagliata sulle politiche di sostenibilità attuate nella proprietà senza perdere le qualità e il carattere del terroir riconosciuto di Château Montrose. Alle 16.30 il secondo workshop : “Terroir diversity of German Riesling”, tenuto da Stephan Attmann & Andreas Huetwohl della Von Winning and Helmut Dönnhoff. Una illustrazione di due diverse tipologie di Riesling provenienti da due importanti regioni della Germania: Palatinato e Nahe. Degustazione di 4 Riesling Deinhardstein 2014 di 4 vigneti diversi; due Riesling Hermannshöhle (2012 - 2019, uno spätlese 2008 e un Trockenbeerenauslese 2003. Alle 18,00 il Second Prestige Tasting: “Vertical Tasting of Rieslings” condotta dal proprietario Egon Müller. Questi i vini degustati in coppia: Scharzhofberger Kabinett “alte Reben” 2015 e Scharzhofberger Kabinett 1994; Scharzhofberger Spätlese 2015 e Scharzhofberger Spätlese 1997; Scharzhofberger Auslese 1998 e Scharzhofberger Auslese Goldkapsel 1975; Scharzhofberger Auslese Eiswein 1975; Scharzhofberger Trockenbeerenauslese 1976.

Gaja: la storia di un’azienda storica

Nella terza giornata, sabato 11, Angelo Gaja ha presentato con slide la storia della sua azienda. Un’ora e mezza che è volata in un baleno. Un fiume in piena. Parla del bisnonno Giovanni Gaja e della nonna Clotilde Rey; poi del nonno Angelo Gaja (1876-1944) e quindi di Giovanni Gaja, suo padre (1908 - 2002). Tutta la sua vita è stata impostata come voleva la nonna Clotilde: Fare; Saper fare; Saper far fare; Far sapere. E quindi parla delle sue cantine a Barbaresco, a Montalcino, a Bolgheri e del suo arrivo sull’Etna con Alberto Graci. Da grande comunicatore si è presentato con una bacchetta, quella del comando. Come quando si andava a scuola e il maestro la usava per farsi rispettare. Un simbolo di saggezza e controllo. Il suo show è stato degno di un grande attore. In chiusura ha dato la sua visione sui cambiamenti climatici in corso di cui si dovrebbe cominciare a parlare di più.
A seguire il seminario: “Le vignoble de la Saar: passé, présent, futur” con Roman Niewodniczanski. Roman è proprietario, in una delle regioni più venerate della Germania, del Weingut Van Volxem di Wiltingen. Appassionato del glorioso vino della Mosella, ha spiegato come ci si adatta ai mercati mondiali senza perdere l’antica identità della sua regione e del grande vitigno che è il Riesling. Degustazione di otto vini di diverse tipologie: Kabinett 2015 - 1994; Spätlese 2017 - 1997; Auslesse 1988 - 1975; Trockenbeerenauslese 1976 e 1971. Tutti grandi vini.
Alle 15 il seminario “Evolution des goûts” con Gabriel Lepousez e Axel Marchal. Tema: in che misura l’impatto dei nuovi approcci alla viticoltura e ai metodi di vinificazione influenzano il gusto e lo stile dei vini? Alle 17 l’ultimo Prestige Tasting: “Verticale de 2 Grands Crus du Domaine Armand Rousseau” condotto da Cyrielle e Eric Rousseau. Vini degustati: Chambertin GC: 2012 – 2010 – 2009 – 2006 e Clos St Jacques PC: 2012 – 2010 – 2009 – 2006.
In serata grande cena con tutti i produttori presenti.
In chiusura è stata annunciata la Xth edition del VDEWS, dall’8 all’11 novembre 2018.
Per altre informazioni: www.vdews.com