di Corrado Bianchi Porro
Come è oggi interpretata la situazione dell’Italia a livello internazionale? Lo chiediamo a Maria Paola Toschi, global strategist di J.P. Morgan Asset Management che abbiamo incontrato all’International Media Forum di Londra.
La situazione dell’Italia e del suo livello di spread, risponde, secondo quanto dicono i mercati è molto legata all’evoluzione politica. Oggi a livello politico stiamo vedendo una ripresa dei partiti tradizionali rispetto alla novità dei Cinque Stelle, anche se nella retorica di quest’ultimo movimento i temi anti-europeisti di un tempo sono stati oggi molto ridimensionati, perché si è visto che queste tematiche non sono più di così grande attualità. Certo, restano “focolai” ma non è un’ondata così forte. Già questo è un tema positivo. Quindi i partiti più tradizionali hanno aumentato il loro ruolo anche per effetto del governo attuale che si sta dimostrando alla prova dei fatti più solido e più credibile sulle aspettative. Quindi il grande rischio legato al partito anti-Europa ed establishment è comunque stato ridimensionato.
Detto questo, resta molta confusione sulla riforma elettorale e sulla maggioranza che si verrà a creare nel post elezioni e quindi questo resta un problema e nel 2018 il tema delle elezioni italiane ritornerà ad essere un nodo importante che potrà avere degli effetti sui mercati e che potrà dunque riportare l’attenzione su queste tematiche legate al tema dell’Europa, rimettendo dunque un po’ sotto pressione lo spread. L’Italia è già un Paese (anche rispetto alla Spagna, nonostante le crisi che abbiamo visto in queste settimane a Barcellona) che ha in genere uno spread più elevato proprio per effetto sia del debito (che non è da dimenticare al rapporto del 130%), sia per queste tematiche ricorrenti di incertezza politica. Però succede che parlando di questa situazione a livello europeo, molto spesso il commento è questo.
Qual è dunque la novità? Perché prima di oggi l’Italia non è sempre stato un Paese con queste problematiche? L’Italia politicamente resta instabile, lo è sempre stata; abbiamo avuto forse un’occasione per cercare di dare una svolta a questa situazione, ma per un motivo o per l’altro l’abbiamo un po’ mancata e continuerà dunque ad essere un Paese politicamente instabile pur senza rischi estremi. Questo secondo me, ribadisce Maria Paola Toschi, è importante rimarcarlo. Senza rischi cioè che possano in fondo determinare una situazione troppo difficile per tutti e in specifico per i mercati. Perché alla fine, i benpensanti in Italia o quella massa di elettori più moderati, nel momento del bisogno emergono. Quindi – aggiunge la Global Strategist di J.P. Morgan Asset Management – mi aspetto che il problema rimanga ma che – come sempre accaduto – sia ad un dato punto tamponato.
È certo prematuro fare delle previsioni, ma mi aspetto che affronteremo situazioni meno estreme rispetto a quello che talora si è rischiato, quando si temeva di dover nuovamente ricorrere alle elezioni anticipate, conclude. Intanto, dal punto di vista economico delle imprese, come risalta nell’ultimo contributo degli Occasional Papers della Banca d’Italia (ottobre n.399) si rafforza la ripresa e si mette in risalto il cambiamento di sostanza degli esportatori italiani che prima della crisi del 2008 e del conseguente “Greath Trade Collapse” erano stati penalizzati dall’apprezzamento dell’euro come dalla specializzazione in tipi di produzione particolarmente esposti alla pressione dei nuovi esportatori come la Cina e gli altri Paesi, con mano d’opera a basso costo. Oggi la riconversione pare avvenuta con successo come emerge dalle recenti statistiche e la specializzazione si è man mano focalizzata col passare del tempo verso settori meno esposti alle pressioni esterne, rendendo l’industria delle piccole e medie industrie esportatrici capaci di riguadagnare terreno sia nei confronti della Germania come dell’Asia, aiutate anche dal ribasso delle materie prime. Così le imprese sono oggi più resilienti agli shock e più capaci di trarre vantaggi dalle opportunità del nuovo mondo globale.