È stato presentato dall'Unione Democratica di Centro, in una conferenza stampa, l'atto parlamentare generico, corredato da un disegno di legge, riguardante l'applicazione dell'iniziativa "Prima i nostri" votata - come si ricorderà - dai ticinesi lo scorso 25 settembre 2016. La legge è la concretizzazione del principio della preferenza indigena e della lotta al dumping salariale. "L'iniziativa parlamentare generica - fa sapere l'UDC - chiede dunque l'adozione di una legge che rispecchi quanto la Costituzione cantonale impone al Consiglio di Stato". "Il Canton Ticino - aggiunge l'UDC - ha la grande opportunità di dimostrare un più grande rispetto del volere popolare grazie a questa nuova importante legge d'applicazione".
Questi i principi del disegno di legge:
"È rilasciato o rinnovato alla persona che ha la nazionalità di un Paese UE/AELS un permesso di frontalieri per esercitare un'attività lucrativa dipendente (G), allorquando il datore di lavoro dimostri di non aver potuto assumere, a pari qualifiche professionali, un candidato svizzero o straniero in possesso di un permesso C, B, L".
"È rilasciato o rinnovato alla persona che ha la nazionalità di un Paese UE/AELS un permesso di dimora temporanea per esercitare un'attività lucrativa dipendente (L), allorquando il datore di lavoro dimostri di non aver potuto assumere, a pari qualifiche professionali, un candidato svizzero o straniero in possesso di un permesso C, B".
"È rilasciato alla persona che ha la nazionalità di un Paese UE/AELS un nuovo permesso di dimora per esercitare un'attività lucrativa dipendente (B), allorquando il datore di lavoro dimostri di non aver potuto assumere, a pari qualifiche professionali, un candidato svizzero o straniero in possesso di un permesso C, B".
"È rilasciato un permesso per stranieri che intendono stabilirsi in Svizzera per esercitare un'attività lucrativa dipendente, allorquando è rispettato il diritto ad un salario minimo che le assicuri un tenore di vita dignitoso, conformemente all'articolo 13 della Costituzione cantonale. Se un salario minimo non è garantito da un contratto collettivo di lavoro (d'obbligatorietà̀ generale o con salario minimo obbligatorio), esso è stabilito dal Consiglio di Stato e corrisponde a una percentuale del salario mediano nazionale per mansione e settore economico interessati".
La proposta deve ora passare dal voto del Gran Consiglio.