Bucarest 3 giorni dopo l’attacco a Charlie Hebdo a Parigi. Sono trascorsi quaranta giorni dalla morte di suo padre quando Lary, medico quarantenne, raggiunge i propri familiari per una cerimonia commemorativa in casa della madre. Tra i presenti emergono, sempre più evidenti, tensioni di varia natura.
Sono trascorsi 25 anni da quando le televisioni di tutto il mondo mostrarono le immagini di Nicolae Ceausescu dopo l’esecuzione della sentenza di condanna a morte. Finiva con lui una forma particolare di comunismo che si basava sul potere di qualcuno che si poteva definire più che un dittatore un satrapo che aveva appoggiato il suo potere dispotico su un odio nazionalistico (volutamente malcelato) nei confronti della Grande Madre URSS.
Il film di Puiu si interroga su cosa sia ora la Romania e lo fa attraverso quella straordinaria cartina al tornasole che è la famiglia, aiutato in questo da una tradizione locale che vuole che quaranta giorni dopo la cerimonia funebre familiari ed amici del defunto si riuniscano per commemorarlo. Per traslato sono il Conducator Ceausescu e il suo regime ad assumere il ruolo del convitato di pietra in questo microcosmo in cui domina la menzogna (quella del Padre e anche quelle di una parte di coloro che gli sono sopravvissuti).
In un film tutto racchiuso nelle pareti domestiche, tranne due scene girate in esterno, Puiu si dichiara fin da subito come colui che spia e ci fa spiare uno spaccato di società su cui lascia a noi di esprimere un giudizio.