Da un confronto internazionale emerge che nelle aziende svizzere sono poche le donne che occupano posizioni dirigenziali. E questo nonostante le società con una maggiore quota femminile ai vertici gerarchici siano più efficienti delle altre. È quanto risulta da uno studio pubblicato dalla società di revisione EY (fino al 2013 Ernst&Young) alla vigilia della Giornata internazionale dei diritti delle donne. EY ha preso in esame 22.000 aziende quotate in borsa di 59 Paesi, in ognuno dei quali è stata considerata almeno una decina di imprese. In Svizzera lo studio ha analizzato 207 società. La Confederazione è risultata al 42. rango per tasso femminile nei consigli d’amministrazione (9,1%) e al 56. per la presenza di donne in seno alla direzione (8,3%). Solo 6 delle 207 aziende hanno una presidente del CdA e solo 7 una direttrice generale.
I consigli d’amministrazione di gran lunga più «rosa» sono stati riscontrati in Norvegia (40%). Con una buona quota, ma più distanziati, seguono quelli in Lettonia (25%), Italia (24%), Finlandia (23%), Bulgaria, Slovenia, Svezia (tutte 22%) e Kenya (21%). Nei posti femminili alla direzione spiccano invece Bulgaria (37%), Lettonia (36%), Filippine, Slovenia (entrambe 33%), Romania (32%) e Malaysia (29%).
Nella maggioranza dei Paesi la rappresentanza femminile ai posti dirigenziali rimane nettamente sotto la soglia del 20%. Le grandi economie – Stati Uniti, Cina, Giappone, Germania e Gran Bretagna – figurano nella seconda parte della classifica. Il Giappone è ultimo in entrambe le categorie: CdA e direzioni. Lo studio di EY mostra che le società con più donne ai vertici della gerarchia sono più redditizie delle altre: quelle che hanno nella direzione una quota rosa oltre il 30% realizzano un utile netto fino al 6% superiore. «I dipendenti sono più impegnati, la cultura aziendale più aperta e la capacità produttiva aumenta», sottolinea Bruno Chiomento, direttore di EY Svizzera.