di Giovanni Sorge
Se il buongiorno si vede dal mattino, è nato un festival cinematografico assai promettente: si chiama Ananas Film Tage (https://www.ananas-films.ch/) e all’ananasso è nominato il distributore di Horgen diretto da Diana Morini, imprenditrice cinefila di origini piemontesi che è anche cofondatrice del Film für die Erde Festival (v. Rivista di novembre) e responsabile di una società che si occupa di marketing sostenibilità (https://www.onlyyou.ch). Così, nel centralissimo Stüssihof, Morini – insieme a Marco Rossi – ha inaugurato due fitti giorni (25-26 novembre) dedicati a un singolare connubio: sostenibilità e spiritualità. Evitando spiritualismo a buon mercato e svolazzi pindarico-occultistici, un’attenta selezione filmica ha voluto mostrare quanto la cura della consapevolezza interiore, oggi più che mai, vada di pari passo con lo sviluppo ecosostenibile; mettendo in discussione la stessa idea di ‘sviluppo’. Perché “per anni si è cercato il know-how, ma abbiamo perso il know-why”, dice un imprenditore intervistato in Die Stille Revolution di Kristian Gründling, documentario sul senso del lavoro, profitto e successo nell’era dell’economia globale ispirato all’omonimo bestseller (ed. Ariston) dell’albergatore Bodo Janssen il quale, complici i consigli del benedettino Anselm Grün, ritiene che “chi vuole cambiare la propria impresa deve prima cambiare sé stesso”.
Le pellicole hanno spaziato dall’alterazione ambientale (con A Plastic Ocean di Craig Leeson, definito da David Attenborough “einen der wichtigsten Filme unserer Zeit”) alla relazione tra coscienza e morte secondo biologi, neurologi e sensitivi (Illusion Tod di Johann Nepomukmair) o rivisitata attraverso la saggezza degli antichi (Die Schicksals Gesetze con Rüdiger Dahlke, coautore dell’illuminante Malattia e destino, Mediterranee), al memorabile Human di Yann Arthus Bertrand, sintesi ‘alchemica’ da oltre 2000 interviste sulla felicità intersecate a immagini mozzafiato, fino al tema della chiaroveggenza con Mira di Christoph Koch – vincitore della rassegna. Presenti, fra gli ospiti, Martin Zoller, coautore con Martin Fleischer di Ayahuasca, che ha raccontato le sue esperienze con l’antica pianta allucinogena e il suo sodalizio con gli indigeni dell’Amazzonia.
E per menzionare un paio di altri documentari notevoli: Love Thy Nature di Silvie Rokab riflette sull’interazione fra mondo naturale e la ‘rivoluzione digitale’ (ricordando che quest’ultima, si comprimesse l’intera storia del pianeta in un anno, durerebbe quanto un secondo dell’ultimo giorno) e ben spiega che siccome la natura cura, la sua tutela non è altro che un atto di giustizia sociale.
Infine Bertram Verhaag in Code of Survival si occupa della questione – attualissima – del transgenico; lo scorso 13 settembre infatti una sentenza della Corte di giustizia Europea ha invalidato la direttiva di 17 stati membri (tra cui l’Italia) che permetteva di proibire le semina Ogm: decisione che invalida le sovranità nazionali (e getta benzina sul fuoco degli antieuropeisti da Salvini in su) appellandosi alla presunta mancanza di evidenze ‘scientifiche’ sulla loro pericolosità per la salute umana e animale. Ma che la bontà del transgenico sia incontrovertibile è tutto da vedere e – guarda caso – gli stessi animali, posti davanti alla scelta, preferiscono il ‘naturale’. Tu chiamalo se vuoi… istinto?
A noialtri sapiens resta il vecchio buon senso e la cultura – anche della biodiversità: in Code of Survival ad esempio Sanjay Bansal ci mostra come l’aver reintrodotto una produzione di tè completamente biodinamica in India, fra i paesi maggiormente infestati dai pesticidi, abbia non solo fatto raggiungere alla sua azienda Ambootia un’eccellenza mondale, ma anche consentito la ricreazione di un intero ecosistema – piante, uccelli e il vastissimo mondo degli insetti: piccolo grande passo di un’indifferibile rivoluzione ambientale, culturale e spirituale.
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- Diana Morini direttore degli Ananas Film Tage (seconda da sinistra) con il team del documentario Mira di Christoph Koch – vincitore della rassegna