di Michele Caracciolo di Brienza

Le vecchie e rassicuranti pubblicità cartacee, radiofoniche o televisive sono le fondamenta dell’attività imprenditoriale d'editore. Le cose sono cambiate e si sono complicate con la rivoluzione digitale.
Nel luglio 2015 il New York Times ha firmato il contratto d’acquisto per 30 milioni di dollari del sito The Wirecutter. Questo sito contiene delle recensioni di grande successo sui gadget elettronici. È stato fondato nel 2011 e non ha mai ricevuto dei finanziamenti per le imprese emergenti. La linea editoriale è semplice e allo stesso tempo geniale e riguarda la recensione meticolosa di prodotti elettronici. Questa testata digitale offre gratuitamente ai propri lettori una piccola selezione di quei prodotti di elettronica che la redazione considera tra i migliori.
È giornalismo? Sì. È un giornalismo specializzato per due motivi: il primo è che The Wirecutter tratta solo di elettronica; il secondo motivo è che le recensioni sono credibili e autorevoli. Ciò vuol dire che non sono influenzate dalla pubblicità. Il fatturato del sito d’informazione è generato da una percentuale sulla vendita degli articoli che sono recensiti senza guardare in faccia a nessuno. Il modello funziona poiché i lettori sanno dove trovare un’informazione che faccia il loro interesse e non quello delle aziende di elettronica. È chiaro che i soldi devono arrivare da qualche parte affinché la testata sia sostenibile, ma è cruciale che il rapporto con i lettori sia chiaro sin dall’inizio. Le recensioni non sono dei pubbliredazionali, ovvero degli articoli a pagamento totalmente controllati e approvati dall’inserzionista, ma si tratta di pareri esperti che servono ai lettori. Il sistema di fatturazione di The Wirecutter non prevede alcun costo per i lettori. Il sito è di libero accesso e non vi sono abbonamenti da pagare. Non è nemmeno prevista la vendita singola di un articolo o che i primi dieci articoli siano gratuiti e poi gli altri a pagamento.
La cosa incredibile è che il sito pubblica soltanto dodici recensioni al mese ed è in profitto. Questa è una bella lezione d’imprenditorialità per tutti quegli editori che ricevono finanziamenti pubblici. Secondo Brian Lam, caporedattore e fondatore di The Wirecutter, il sito genera 150 milioni di dollari di transazioni e-commerce l’anno. Questo dato è stato riportato in un articolo pubblicato dal Nieman Journalism Lab, un centro studi sull’editoria e sul giornalismo dell’università di Harvard. Il New York Times al momento dell’acquisto del sito ha lanciato un comunicato nel quale si legge: “Siamo molto contenti per quest’acquisizione per vari motivi. È un’azienda diretta in maniera impeccabile con un modello di fatturato molto attraente il cui successo è costruito su di un giornalismo rigoroso e di ottimo livello”. Questa è la dichiarazione di Mark Thomson, presidente e amministratore delegato della casa editrice del New York Times. Ha aggiunto: “Il New York Times è una fonte imprescindibile di notizie, informazione e intrattenimento e adesso stiamo lavorando per diventare una destinazione autorevole di giornalismo di servizio con settori quali la gastronomia, il benessere, i viaggi, il cinema, il teatro, eccetera”. Insomma, questo tipo di giornalismo specializzato e credibile, con questo tipo di modello di fatturazione, funziona e può essere applicato a molti settori.
Oggi le notizie di attualità sono dei beni fungibili e sono fornite gratuitamente al lettore. La tendenza va verso un giornalismo specializzato e di servizio appunto. Gli editori che non riescono a venire a capo dei cambiamenti tecnologici dovrebbero prendere esempio da questa testata redditizia. The Wirecutter è una testata giornalistica credibile e indipendente. La redazione fa gli interessi dei lettori e dice se un prodotto non è di buona qualità.
L’ultima cosa da notare è che il New York Times è ormai una fucina di contenuti. Non è un giornale. La carta è soltanto uno dei sostegni su cui i contenuti prodotti dalla redazione sono trasmessi ai lettori. Esiste un canale video del New York Times all’interno del suo sito e poi c’è anche la cosiddetta versione cartacea. Questo fenomeno si chiama convergenza. Tutte le testate giornalistiche siano esse radiofoniche, televisive o cartacee stanno convergendo nel web utilizzando linguaggi diversi. Il sito della CNN ha sia una sezione con dei video sia numerosi articoli. Una stazione radio che trasmette solo via FM e non ha un sito internet limita molto il suo pubblico.