Victoria di Justine Triet

Victoria Spick, avvocatessa penalista separata e con due figlie piccole che vivono con lei partecipando a un matrimonio e vi ritrova tre uomini: David, il padre delle sue figlie, Vincent, un amico, e Sam, un ex spacciatore di droga da lei riscattato. L'indomani, Vincent è accusato di tentato omicidio dalla sua compagna. Unico testimone della scena, il cane della vittima. Victoria si misurerà coi propri limiti accettando di difendere il suo amico in un processo che ha dell'assurdo. Dal canto suo, Sam, riconvertito in ragazzo alla pari e apprendista avvocato, si fa avanti con Victoria. Quanto al suo ex, David riscuote un grande successo con il suo blog in cui fa un ritratto poco lusinghiero dell'avvocatessa. Costretta a fargli causa, Victoria si destreggerà tra questi due processi, la sua iniziazione ai comportamenti animali e la riscoperta del proprio desiderio.
Il nome della protagonista (che è anche il titolo del film) la condiziona sin dall’inizio. Spesso al cinema i personaggi che si chiamano Victoria non hanno una vita semplice alle spalle. Victoria è instabile sentimentalmente, alla continua ricerca di una soddisfazione che pensa di trovare almeno sul piano dell’attrazione sessuale che però non è per nulla garantita a priori.
Victoria, secondo lungometraggio di Justine Triet, già autrice di La bataille de Solférino, in cerca di una – dichiarata – classicità, prendendo a modello la commedia americana, come anticipa il titolo stesso, è in sostanza un one woman show che ruota interamente intorno al personaggio di questa affascinante avvocatessa, e si svolge lungo il binario del privato, che troppo spesso diventa pubblico.

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